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Biden-Trump, l’America si ferma per il primo duello tv

Keystone-SDA

(Keystone-ATS) “Trump è un dittatore”. “Biden è una minaccia per la democrazia ma anche per la sopravvivenza e l’esistenza del nostro stesso Paese”.

Il presidente degli Stati Uniti e il suo predecessore aprono il fuoco online a poche ore dal primo dei loro due duelli tv, dopo quelli del 2020 segnati da interruzioni, urla e insulti del tipo “clown” o “burattino di Putin”.

A rivedere le immagini di quattro anni fa, sembrano quasi dei giovanotti. Ora i due candidati presidenziali più anziani di sempre appaiono visibilmente segnati dall’età, più l’81/enne Joe che il 78/enne Donald, ma entrambi hanno accumulato gaffe, momenti di confusione e stanchezza senili. Tanto che – secondo i sondaggi – il 70% degli americani non vorrebbe rivedere questo ‘rematch’, anche se una percentuale simile resterà masochisticamente incollata al piccolo schermo per seguire in prima serata il confronto nel ring della Cnn ad Atlanta in Georgia, stato in bilico vinto da Biden nelle ultime elezioni. L’America quindi si fermerà per quello che ormai è un rito dal 1960, quando ci fu il primo dibattito del giovane e rilassato Jfk con il più anziano, pallido e sudaticcio Nixon, che perse.

Questo terzo duello è probabilmente più importante di quelli del 2020 per la più ampia fetta di elettorato incerto da conquistare, soprattutto negli stati in bilico, dove il tycoon è avanti in sei su sette (mentre a livello nazionale guida 48% a 44% secondo un sondaggio del Ny). E per la data mai così anticipata del duello, che ha la potenzialità di cambiare la traiettoria – e la narrativa – della gara per settimane o mesi. Soprattutto se dovesse saltare la rivincita del 10 settembre su Fox.

A meno di gaffe e scivoloni clamorosi, probabilmente vincerà chi sbaglierà di meno. E non tanto per le cose che dirà, ma per come le dirà. Il vero test sarà sul carattere e sull’età. I telespettatori e gli esperti scruteranno per 90 minuti ogni movimento, il tono della voce, la resistenza fisica, le rughe, la prontezza. Del resto la sfida è tra due candidati che hanno già governato, gli americani li hanno già visti all’opera, ne conoscono pregi e difetti. Questa volta però le regole di ingaggio sono diverse: 90 minuti con due stacchi pubblicitari, senza spettatori in sala né appunti o staff da consultare, solo un pezzo di carta bianco, una penna e una bottiglietta d’acqua. Due minuti a testa per rispondere, uno per la replica. Microfoni spenti quando non è il proprio turno, per evitare i battibecchi. A moderare saranno due veterani della Cnn, gli anchor Jake Tapper e Dana Bush, che la campagna di Trump ha già accusato di faziosità per ridurre le aspettative. Anche il tycoon ha alzato l’asticella, ammettendo che Biden è un “oratore di valore”, pur suggerendo che sarà “imbottito” di farmaci (o droga) per garantirsi una buona prestazione.

Certo, per il presidente la strada appare più in salita: dovrà proiettare quel vigore che ha mostrato nel discorso sullo stato dell’Unione ma che gli manca nelle apparizioni quotidiane. Anche Trump tuttavia, pur essendo uno showman naturale, dovrà guardarsi da quella tracotanza e aggressività che segnò il suo primo mandato, culminato nell’assalto al Capitol. Per ora il verdetto di colpevolezza nel caso pornostar non sembra averlo scalfito ma l’11 luglio sarà annunciata la condanna, pochi giorni prima della convention repubblicana a Milwaukee. Mentre a breve la corte suprema si pronuncerà sull’immunità presidenziale invocata in altri tre processi pendenti. I due rivali si scontreranno su tutto ma i temi principali restano immigrazione, economia, politica estera. E l’aborto, dove poco prima del dibattito la Corte Suprema ha regalato una vittoria a Biden consentendo l’interruzione di gravidanza in caso di emergenza nello stato repubblicano dell’Idaho.

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