BNS taglierà i tassi? Grande incertezza, esperti divisi
(Keystone-ATS) La Banca nazionale svizzera (BNS) la settimana prossima taglierà il tasso guida o lo lascerà invariato?
Contrariamente a quanto capita spesso, quando gli orientamenti sono previsti dal mercato, questa volta domina l’incertezza, con gli esperti che si dividono in campi più o meno ugualmente folti.
“Il modo migliore per fare una previsione in merito è lanciare una moneta”, scherza uno specialista nell’ambito di un giro d’orizzonte promosso da Awp. Dodici dei 20 analisti interpellati dall’agenzia di stampa finanziaria prevedono che giovedì prossimo, nell’ambito del suo tradizionale esame trimestrale della situazione economica e monetaria, la BNS lascerà il tasso di riferimento all’1,50%; gli altri otto si aspettano invece un ulteriore taglio all’1,25%.
Non esiste quindi una prevalente opinione veramente maggioritaria, tanto più che diversi professionisti ammettono di essere incerti nei loro pronostici. “La mia previsione ha solo un buon 50% di probabilità”, ammette francamente uno di loro. Tradotto in parole povere, le cose potrebbero andare diversamente da quanto atteso.
Come si ricorderà l’istituto guidato dall’uscente Thomas Jordan ha abbassato il tasso guida dall’1,75% all’1,50% in occasione dell’ultima valutazione di marzo, mettendo a segno un colpo a sorpresa. La BNS è stata infatti la prima tra le principali banche centrali ad avviare un’inversione di tendenza sui tassi di interesse. In precedenza per far fronte all’aumento dell’inflazione la banca aveva proceduto da giugno 2022 a cinque aumenti, partendo da un livello del -0,75%. Ora ci si chiede se la BNS insisterà nella fase di ribasso, oppure se procederà a una pausa: e gli argomenti a favore di entrambi gli scenari non mancano.
Coloro che si aspettano un’ulteriore riduzione parlano di una tendenza moderata all’aumento dei prezzi e sottolineano come la cosiddetta inflazione di fondo – cioè quella che che esclude i beni e servizi i cui prezzi sono particolarmente volatili, come ad esempio l’energia e i generi alimentari – sia attualmente all’1,2%, valore che è quasi a metà della fascia obiettivo della BNS, che verte sull’intervallo fra 0% e 2%. Ma anche l’inflazione vera e propria, che in maggio si è attestata all’1,4%, viene considerata un buon dato, viste le circostanze avverse, come la crescita degli affitti. “E soprattutto le prospettive per l’inflazione sono positive”, afferma Brian Mandt della Banca cantonale di Lucerna.
Altri sono meno ottimisti e ritengono che le pressioni al rialzo dei prezzi siano tornate a crescere: i salari sono aumentati, il che potrebbe alimentare quelli che gli economisti chiamano effetti di secondo impatto. Chi è di questo avviso difficilmente si aspetta un taglio dei tassi.
Un altro aspetto da considerare è la congiuntura. Coloro che scommettono su un abbassamento del costo del denaro sottolineano la debolezza dell’economia. “Gli ultimi dati hanno mostrato una crescita modesta nel settore dei servizi e un continuo indebolimento nel comparto industriale”, argomenta Adrien Pichoud, capo economista di Bank Syz.
Di parere diverso è il collega David Marmet, che svolge la stessa funzione di Syz in seno alla ZKB, la banca cantonale di Zurigo: la situazione nell’industria è ancora delicata, ma le prospettive stanno migliorando, sostiene. E visto che il ramo dei servizi rimane solido non c’è bisogno di un sostegno di politica monetaria. Tanto più che con un tasso all’1,5% la BNS ha ancora abbastanza risorse per reagire in caso di crisi.
In questo contesto, il capo economista di Vontobel Reto Cueni fa riferimento a un recente discorso del presidente Jordan: il 61enne ha spiegato che la BNS vede il tasso d’interesse a lungo termine, alla fine dei tagli, intorno all’1%. “Ciò significa che la banca centrale può effettuare solo altri due interventi al ribasso di 0,25 punti ciascuno, quindi non ha già più molto spazio di manovra”.
Anche il mercato dei cambi non permette di avanzare previsioni chiare. La domanda è se si terrà conto del recente rafforzamento del franco o della sua precedente debolezza. In questo contesto, un esperto ritiene addirittura che l’andamento delle valute potrebbe far pendere l’ago della bilancia all’ultimo momento.
Quasi tutti gli specialisti ritengono comunque che il tasso guida sarà nuovamente abbassato: se non nel corrente mese di giugno, al massimo in settembre o in dicembre. In generale è previsto un tasso all’1,00 o all’1,25% per la fine dell’anno. Il principale argomento a favore è che nel frattempo anche la Banca centrale europea (Bce) ha iniziato a tagliare il costo del denaro e si stima che pure la Federal Reserve statunitense compia almeno un passo del genere entro la fine dell’anno. Katja Müller, economista di LBBW, ritiene che la BNS “non voglia restare indietro”.
In particolare, secondo un altro analista, la BNS cercherà di mantenere costante il differenziale dei tassi d’interesse, soprattutto rispetto all’Eurozona. Si tratta di un equilibrio cruciale: dopo tutto, un franco troppo forte danneggia l’industria delle esportazioni, mentre una valuta troppo debole potrebbe potenzialmente portare a un aumento dell’inflazione importata.