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A Ginevra per aiutare le vittime dei terremoti

macerie dopo un terremoto, edifici crollati
I soccorritori si preparano a situazioni come questa (L'Aquila, luglio 2009) Keystone / Luca Bruno

Nonostante la Svizzera non sia un Paese regolarmente colpito da terremoti di grande portata, esiste da anni a Epeisses nel canton Ginevra una struttura che i soccorritori che devono far fronte a queste emergenze usano per allenarsi.

Un luogo fatto di macerie che proprio in questi giorni sta ospitando un’esercitazione internazionale (Svizzera, Francia e Germania).

La scena alla quale si assiste una volta giunti sul posto è da film: un tremendo terremoto ha colpito la regione di Ginevra e ha ucciso 1’000 persone. I soccorritori hanno appena estratto un sopravvissuto dalle macerie e lo preparano per il trasporto all’ospedale.

“Questi esercizi sono utili. Grazie alle nostre esperienze all’estero riusciamo a ricreare condizioni realistiche”, spiega il tenente colonnello truppe di salvataggio Frédéric Wagnon. Realistiche fino a un certo punto, però: “Certo, la situazione psicologica non è la stessa di una vera catastrofe”.

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Sul posto sono presenti anche soldati svizzeri membri della catena elvetica di Salvataggio come REDOG, la società per i cani da salvataggio. Questi soccorritori a quattro zampe sono fra i primi a essere lanciati sulle tracce dei sopravvissuti di un sisma. “Ogni persona è circondata da una “nuvola” di suoi odori che il naso del cane riesce a intercettare anche da sotto le macerie” spiega la responsabile di REDOG Linda Hornisberger.

Anche la logistica, poi, ha la sua importanza perché quando si opera in un territorio devastato, c’è la necessità di un campo base dove si trovano cibo speciale, un sistema logistico e posti per dormire: : Quando si interviene in un territorio devastato ci vuole un campo base. Sonia De la Cruz ci fa da guida in questo luogo dove tutto è adatto alla situazione. Cibo speciale, un sistema logistico e naturalmente un posto per dormire.

Si tratta di esercizi molto utili, secondo Sonia De la Cruz di Aiuto umanitario svizzero: “Si impara a lavorare in squadra, si imparano tecniche nuove e si ripassano quelle che già si conoscono”.

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