Nell’Appennino parmense, in un villaggio perso e ritrovato si fa arte e si studia un futuro sostenibile. Benvenuti a Granara, in Valmozzola, due ore di macchina da Milano, un borgo dove ci sono campi coltivati, cavalli, arnie per le api, pannelli solari, un palco all’aperto e un tendone da circo. Stefano Guizzi è uno degli animatori del villaggio.
Attore di teatro, ha lavorato con Giorgio Strehler e Bob Wilson, ha girato il mondo con la compagnia del Piccolo Teatro nel cast dell’Arlecchino Servitore di Due Padroni. Quando non è in tour, Granara è la sua casa, un borgo agricolo abbandonato che ha rischiato negli anni ’70 di diventare una discarica, ma che fu riscoperto negli anni ’90 da un gruppo di giovani milanesi desiderosi di sperimentare un modo di vivere alternativo.
E’ nato così, «con grandi ideali e pochi mezzi», un luogo dove i vecchi casolari sono stati tutti restaurati con criteri eco-compatibili, dove si pratica la sostenibilità e l’agricoltura biologica, dove ci si riscalda con la legna e dove l’arte è di casa. Dal 2000 Granara è infatti sede di uno dei più originali festival teatrali estivi italiani. Una settimana di full immersion in spettacoli organizzati da giovani compagnie e da qualche grande maestro.
Monologhi, atti unici, testi sperimentali che raccontano il presente e vengono messi in scena in palchi all’aperto sotto le stelle o in un grande tendone da circo che è diventato un po’ il simbolo del villaggio e che è la prima cosa che si vede quando si arriva dai sentieri salendo dalla valle. «La comunità allargata di Granara – racconta Guizzi – è composta da 25 adulti e 18 fra bambini e ragazzi». Ma il villaggio è popolato per tutto l’anno da artisti, studenti, giovani e adulti che arrivano per corsi, campi scuola e seminari di teatro, di danza o di yoga.
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