Gli scudi fiscali italiani hanno permesso di effettuare "regolarizzazioni" dei patrimoni italiani presenti in Svizzera intestandoli a fiduciarie italiane. Si parla del cosiddetto "rimpatrio giuridico". Tali fiduciarie incassano direttamente le imposte dovute in Italia dalla clientela e le versano nelle casse di Roma. Queste fiduciarie fino a oggi dovevano però pagare in Svizzera la tassa di negoziazione. Oggi il parlamento elvetico ha deciso di abolirla.
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tvsvizzera.it/fra con RSI
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Queste fiduciarie chiamate “statiche”, si incaricano di incassare direttamente le imposte dovute all’Italia, e sono sottoposte alle tasse di negoziazione se i clienti hanno depositato averi in Svizzera. Questa tassa non esiste se i patrimoni sono presso una banca italiana. La disparità costituisce però uno svantaggio concorrenziale per la piazza finanziaria svizzera, e ticinese in particolare.
I motivi dell’abolizione
La gestione di patrimoni detenuti attraverso tali fiduciarie devono pagare la tassa di bolli di negoziazione. Questa tassa non è invece prelevata se la fiduciaria dovesse detenere i patrimoni presso una banca italiana. Lo svantaggio concorrenziale per gli istituti finanziari svizzeri è evidente.
Le fiduciarie statiche (legge italiana del 23 novembre 1939) raccolgono ordini di investimento dai propri clienti e li trasmettono per l’esecuzione alle banche. In tale contesto le fiduciarie statiche agiscono, al pari delle banche italiane, quali sostituti di imposta e pertanto prelevano l’imposta italiana.
Dal punto di vista delle banche svizzere non vi è poi alcuna differenza tra una banca italiana (che intrattiene una relazione con una banca svizzera e che conferisce a quest’ultima ordini di acquisto o vendita di titoli) e una fiduciaria che ha uno o più depositi presso una banca svizzera e conferisce lo stesso tipo di ordini. Ambedue assolvono al prelievo delle imposte dovute nel proprio paese di domicilio.
Ora con l’abolizione della tassa si vuole eliminare questa disparità di trattamento.
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