Abusi nella Chiesa, i vescovi svizzeri propongono un tribunale speciale
La Conferenza dei vescovi svizzera (CVS), intende istituire una corte ecclesiastica penale e disciplinare per i reati a sfondo sessuale commessi da religiosi nella Confederazione.
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tvsvizzera.it/spal con Keystone-ATS
I vescovi svizzeri corrono ai ripari dopo le rivelazioni di abusi nello studio preliminare pubblicato la settimana scorsa dall’Università di Zurigo.
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In una nota diffusa sabato i titolari delle diocesi elvetiche si dicono “sconvolti” dai risultati della ricerca, che ha messo in luce l’esistenza di un gran numero di casi, oltre mille, di abusi nella Chiesa cattolica negli ultimi 70 anni. Viene quindi auspicata l’istituzione di un tribunale nazionale ed è previsto anche un centro nazionale per accogliere le denunce delle vittime. In proposito l’episcopato svizzero fa sapere che sta promuovendo un incontro con i responsabili vaticani nelle prossime settimane.
L’iniziativa è portata avanti nel pieno rispetto delle prerogative statali: “Il diritto penale svizzero – indica il comunicato – avrà ovviamente la precedenza e le autorità penali saranno chiamate a occuparsi di casi di abuso o altri reati commessi in ambito ecclesiastico”. Il tribunale ecclesiastico si occuperà in particolare delle sanzioni da adottare contro i membri del clero in caso di violazione di una legge canonica.
Attenzione alle vittime
A Roma la CVS intende affrontare anche altri temi che coinvolgono l’istituzione ecclesiastica, come “un diverso approccio alla morale sessuale della Chiesa, un’integrazione più egualitaria delle donne nei processi decisionali e il problema della concentrazione del potere”.
Di fronte alla comprensibile indignazione, soprattutto delle vittime ma anche degli operatori pastorali, essi desiderano proseguire serenamente la loro missione pastorale, concentrandosi sull’essenziale del messaggio evangelico e non dimenticando le azioni concrete intraprese quotidianamente nelle rispettive diocesi.
Di fronte agli abusi e alle sofferenze che provocano, precisa la nota, “i vescovi svizzeri non faranno mai abbastanza” ed è quindi “una priorità assoluta” adeguare continuamente le procedure per garantire che sia resa giustizia alle vittime e che gli abusi non si verifichino più.
Misure immediate per prevenire gli abusi
Su questa spinosa questione i presuli elvetici – in collaborazione con la Conferenza centrale cattolica romana della Svizzera (RKZ) e le Comunità religiose cattoliche della Svizzera, riunite nella KOVOS – hanno già deciso cinque misure da implementare entro la fine del 2024.
Innanzitutto lo studio nazionale sugli abusi condotto dalle ricercatrici Monika Dommann e Marietta Meier dell’Università di Zurigo sarà ulteriormente finanziato per il periodo 2024-2026 affinché possa essere approfondito. Sarà inoltre creato un centro nazionale per le denunce cui collaboreranno le associazioni di assistenza alle vittime.
In terzo luogo tutti i membri della CVS hanno firmato un impegno personale (in deroga al diritto canonico vigente) per garantire che tutti gli archivi di loro competenza riguardanti gli abusi continuino a essere disponibili e che nessun documento vada distrutto. Verrà poi esteso a tutta la Confederazione un esame psicologico approfondito sui candidati ai seminari, ai noviziati e alla formazione come operatori pastorali laici.
L’ultima misura decisa riguarda la professionalizzazione dei fascicoli personali di tutti gli operatori pastorali affinché questi siano sempre completi e aggiornati anche in caso di cambiamento di sede. L’obiettivo sotteso è quello di restituire credibilità alla Chiesa svizzera, minata dalle rivelazioni delle ricercatrici zurighesi.
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