Abusi nello sport, Berna corre ai ripari
Le violenze e gli abusi emersi al centro sportivo federale di Macolin sono all'origine della controffensiva del Dipartimento della consigliera federale Viola Amherd illustrato oggi a Berna e che ha il dichiarato scopo di reprimere tutte le infrazioni ai principi etici.
Violenze fisiche e psicologiche, secondo quanto indica un’inchiesta condotta da un ufficio di avvocati zurighesi, non sono rare nel corso di allenamenti e competizioni, soprattutto nei riguardi dei minorenni che non dispongono di tutele adeguate. Lo testimoniano i casi di atleti forzati a gareggiare anche se infortunati o di denunce di vittime che non hanno avuto alcun seguito.
Misure e controlli per prevenire le violenze
Per il governo federale lo studio dimostra la necessità di un cambio di cultura, che permetta un rigoroso rispetto dei principi etici, attraverso una serie di misure, soprattutto preventive (formazione degli allenatori).
Le federazioni sono chiamate a rispettare criteri minimi contenuti nelle nuove disposizioni che dovrebbero entrare in vigore a inizio 2023 e tutti i comportamenti non conformi alle norme dovranno essere sanzionati. In questo contesto la funzione di sorveglianza della Confederazione sarà rafforzata, in particolare attraverso l’Ufficio federale dello sport (Ufspo) che vigilerà sul rispetto delle direttive grazie a un nuovo sistema di rapporto e controllo.
Un quadro sconcertante
Il caso era scoppiata dopo che otto ex ginnaste avevano raccontato al Tages-Anzeiger nell’ottobre 2020 di uno scenario sconcertante fatto di insulti, divieti di andare in bagno, approcci di carattere sessuale, allenamenti massacranti e infortuni sottostimati. Il tutto ha creato un clima di paura con una parte delle atlete che ha sviluppato disturbi alimentari.
Dall’indagine è emerso che il 16% degli atleti di diverse discipline è stato insultato regolarmente nel corso di allenamenti o competizioni e oltre un quinto abbondante ha avuto l’idea d’abbandonare lo sport a causa di trattamenti iniqui, spossatezza mentale o conflitti con l’allenatore.
Il 40% ha poi detto di non aver mai parlato delle esperienze negative, per timore di pregiudizi. I due terzi di coloro che l’hanno avuto il coraggio di farlo ha affermato che la situazione non è cambiata mentre tra il 9% e il 26% ha visto la situazione addirittura degradarsi dopo la segnalazione. Un quinto ha poi riferito di metodi “orientati verso la violenza”, caratterizzati da vie di fatto.
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