Abusi sui minori nella Chiesa: i vescovi italiani forniscono i dati
L'Italia affronta lo scandalo degli abusi sessuali nella Chiesa cattolica. Presentato il primo report sullo spinoso tema: sono 68 i presunti abusatori e 89 le vittime.
Il primo Report sulla rete territoriale di Servizi diocesani e interdiocesani per la Tutela dei minori e delle persone vulnerabili della Cei segnala che nel biennio 2020-2021, nei 30 centri di ascolto sono stati registrati 86 contatti, di cui 38 nel 2020 e 48 nel 2021.
I casi segnalati, “anche per fatti riferiti al passato, riguardano 89 persone, di cui 61 nella fascia di età 10-18 anni, 16 over 18 anni (adulto vulnerabile) e 12 under 10 anni”. Il servizio del TG:
Negli ultimi venti anni sono 613 i fascicoli aperti nella sede della Congregazione per la Dottrina della Fede trasmessi dall’Italia. Lo ha rivelato il segretario generale della Cei, mons. Giuseppe Baturi, nella conferenza stampa per la presentazione del Report. Ha spiegato anche che questi fascicoli, che possono riguardare più casi oppure archiviazioni, saranno oggetto di una prossima ricerca.
Diversi tipi di abusi
“Circa la tipologia dei casi segnalati, è emersa la prevalenza di comportamenti e linguaggi inappropriati (24), seguiti da toccamenti (21); molestie sessuali (13); rapporti sessuali (9); esibizione di pornografia (4); adescamento online (3); atti di esibizionismo (2)”, spiega il Report. Le segnalazioni “fanno riferimento a casi recenti e/o attuali (52,8%) e a casi del passato (47,2%)”. “Il contesto nel quale i presunti reati sono avvenuti è quasi esclusivamente un luogo fisico (94,4%), in prevalenza in ambito parrocchiale (33,3%) o nella sede di un movimento o di una associazione (21,4%) o in una casa di formazione o seminario (11,9%)”, si sottolinea.
“Il genere delle persone che hanno contattato il Centro rivela una maggiore rappresentazione delle donne (54,7%)”, viene specificato. I contatti “sono avvenuti principalmente via telefono (55,2%) o, in misura inferiore, tramite corrispondenza online (28,1%)”. “Il motivo del contatto è rappresentato dalla volontà di segnalare il fatto all’Autorità ecclesiastica (53,1%), dalla richiesta di informazioni (20,8%), o da una consulenza specialistica (15,6%)”, sottolinea il Report.
Chi sono i presunti autori
Secondo il rapporto “il profilo dei 68 presunti autori di reato evidenzia soggetti di età compresa tra i 40 e i 60 anni all’epoca dei fatti, in oltre la metà dei casi. Il ruolo ecclesiale ricoperto al momento dei fatti è quello di chierici (30), a seguire di laici (23), infine di religiosi (15). Tra i laici emergono i ruoli di insegnante di religione; sagrestano; animatore di oratorio o grest; catechista; responsabile di associazione”.
La rilevazione puntualizza inoltre che “il responsabile del Centro, in oltre due terzi dei casi, è un laico o una laica (77,8%). Meno frequente è la scelta di un sacerdote (15,5%), oppure un religioso o una religiosa (6,7%). Tra i laici prevalgono nettamente le donne, che quindi rappresentano i due terzi dei responsabili”. Inoltre, “nella maggior parte dei casi (83,3%), i Centri di ascolto sono supportati da una équipe di esperti”. La sede del Centro di ascolto, infine, “differisce dalla sede della Curia diocesana nel 74,4% dei casi”.
A seguito della trasmissione della segnalazione all’Autorità ecclesiastica da parte dei Centri di ascolto, “tra le azioni poste in essere sono risultati prevalenti i ‘provvedimenti disciplinari’, seguiti da ‘indagine previa’ e ‘trasmissione al Dicastero per la Dottrina della Fede’”. Tra le azioni di accompagnamento delle presunte vittime, “i Centri forniscono informazioni e aggiornamenti sull’iter della pratica (43,9%), organizzano incontri con l’Ordinario (24,6%), offrono un percorso di sostegno psicoterapeutico (14,0%) e di accompagnamento spirituale (12,3%)”. Ai presunti autori degli abusi, riferisce ancora il Report, “vengono proposti percorsi di riparazione, responsabilizzazione e conversione, compresi l’inserimento in ‘comunità di accoglienza specializzata’ (un terzo dei casi rilevati) e percorsi di ‘accompagnamento psicoterapeutico’ (circa un quarto dei casi)”.
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