Sembra fatta per il nuovo esecutivo in Germania che dalle elezioni del 24 settembre, vinte dalla CDU di Angela Merkel, attende la formazione di una coerente coalizione di governo.
Dopo le serrate trattative delle ultime 24 ore i dirigenti democristiani (CDU e i bavaresi della CSU) e socialdemocratici (SPD) hanno dato il loro assenso all’intesa raggiunta dai negoziatori dei rispettivi partiti, che da settimane faticavano a trovare un compromesso soddisfacente attorno ai temi delle tasse e dell’immigrazione.
In particolare il documento concordato di 28 pagine indica che non sarà elevata dal 42 al 45% l’aliquota massima d’imposta per i redditi più elevati, come avevano richiesto i socialdemocratici che però ottengono il via libera al ricongiungimento dei familiari dei rifugiati, seppure con un tetto invalicabile di mille al mese.
Sarà inoltre introdotta una soglia per i migranti diretti in Germania, il cui numero non potrà oltrepassare le 220.000 unità all’anno.
Sempre in tema fiscale è stato previsto che il contributo di solidarietà per la riunificazione della Germania, il cosiddetto Soli, sarà progressivamente ridotto di 10 miliardi entro il 2021.
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In ambito sociale è stato stabilito che il livello delle pensioni non sarà toccato fino al 2025, mentre saranno aumentati i contributi in favore delle famiglie per la crescita dei figli (Kindergeld), per il dopo-scuola e per l’accesso gratuito agli asili nido.
In campagna elettorale i due partiti CDU e SPD avevano negato la possibilità di una riedizione della Grosse Koalition ma la proposta è tornata d’attualità dopo che sono naufragate le trattative per l’alleanza Giamaica tra democristiani, liberali e verdi.
Manca però un ultimo passo: i delegati socialdemocratico sono infatti chiamati a ratificare l’accordo e diverse importanti sezioni sono contrarie a continuare l’alleanza con Angela Merkel, che ha portato l’SPD ai peggiori risultati elettorali della sua secolare storia.
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