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I Governi del mondo confrontati con l’Afghanistan

Talebani armati a Kabul.
Il Governo britannico ha detto che accoglierà 20'000 profughi e anche altri Paesi si sono fatti avanti. Copyright 2021 The Associated Press. All Rights Reserved.

A pochi giorni dalla caduta di Kabul, il Mullah Abdul Ghani Baradar è tornato in Afghanistan dopo 20 anni passati tra prigionia ed esilio.

Il cofondatore dei talebani, il Mullah Abdul Ghani Baradar, è tornato a Kabul dal Qatar, dove dirigeva l’ufficio politico dei talebani. Ora – dopo 20 anni – dovrebbe assumere alti incarichi e tra questi c’è anche la ricerca di alleati e l’instaurazione di nuove relazioni internazionali. 

I talebani vogliono rapporti pacifici con il resto del mondo. Questo almeno è quanto hanno sostenuto finora. Ma cosa vuole il mondo da loro? Cina e Russia come noto sono state le prime a dire di voler normalizzare le relazioni. Gli Stati Uniti sostengono che decideranno nel momento in cui avranno i mezzi per giudicare le loro azioni, ma hanno accettato la proposta del Regno Unito di tenere la prossima settimana un G7 virtuale per discutere un approccio comune. Altri Paesi, come il Canada, hanno detto che no, non riconosceranno il nuovo Governo talebano. Mentre diverse capitali europee, Parigi ne è un esempio, non si sono ancora veramente schierate.

Ieri sera però si è espresso il capo della diplomazia dell’Unione europea, che si trova di fronte all’inevitabile. “Ci dobbiamo mettere in contatto con le autorità di Kabul. I talebani hanno vinto la guerra, dobbiamo quindi parlare con loro e instaurare un dialogo appena è possibile”, ha asserito Josep Borrell aggiungendo: “Bisogna anche evitare un disastro migratorio e una crisi umanitaria”. All’aeroporto di Kabul, le operazioni per rimpatriare occidentali e collaboratori afghani procedono, ma le persone che stanno tentando di andarsene dall’Afghanistan sono molte, molte di più. 

Il Governo britannico ha detto che accoglierà 20’000 profughi e altri Paesi si sono fatti avanti. Questo però non risolverà il problema. Lo sa bene anche la Turchia che in questi giorni ha accelerato le operazioni di costruzione di un muro al confine con l’Iran, paese da cui transita la maggior parte dei migranti afghani.

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Vi proponiamo ora la testimonianza di una coppia, Mansour e Jamilà, rifugiati in Ticino da una decina d’anni e che vivono ore d’angoscia per gli amici e parenti rimasti in Afghanistan. 

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