Alptransit avvicina Zurigo a Milano, ma l’Italia è pronta?
Rapporti italo-svizzeri: nel settimanale di approfondimento RSI Falò (in onda giovedì 3 dicembre alle 21) la rivoluzione nei trasporti tra Lombardia e Nord delle Alpi
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La rivoluzione di Altransit
Con l’inaugurazione il prossimo 1° giugno del nuovo tunnel ferroviario del San Gottardo ci sarà un incremento della capacità di trasporto dal Nord delle Alpi alla Lombardia ma mentre la Svizzera si impegnava sul progetto Alptransit l’Italia, osserva Dario Ballotta (Legambiente), ha pensato in questi anni unicamente alla BreBeMi, alla Pedemontana e alla tangenziale est esterna di Milano. Tutte nuove strade, in contrasto con la politica di trasferimento merci su rotaia portata avanti dalla Confederazione. Con la conseguenza che i container si fermeranno a nord di Milano, finendo per congestionare ulteriormente il traffico nella regione e rallentando lo smistamento delle merci.
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Dario Ballotta (Legambiente) su Alptransit
Ma appunto, cosa succederà ai convogli merci che dal prossimo mese di giugno passeranno lungo il nuovo tunnel sotto le Alpi lungo 57 chilometri, una volta varcata la frontiera con l’Italia? Dagli anni ’90 è attivo un terminal a Busto Arsizio, in cui opera l’impresa di trasporto svizzera Hupac, in cui oggi arriva una sessantina di treni al giorno. E a breve è prevista la realizzazione di altri tre scali intermodali a Milano, Brescia e Piacenza per rispondere adeguatamente all’aumento di capacità delle merci sull’asse nord-sud. Un investimento che per le casse della Confederazione, che ha puntato tutto sul trasferimento delle merci dalla gomma alla rotaia, potrà arrivare secondo stime prudenziali fino ai 140 milioni di franchi. Ma è giusto per la Confederazione finanziare tre centri intermodali su suolo italiano? La risposta del presidente di Hupac Bernhard Kunz.
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Kunz (Hupac): giusto finanziare terminal in Italia
Ma il previsto incremento del traffico ferroviario che seguirà all’apertura della galleria di base del San Gottardo può porre problemi di sicurezza. Incidenti come quello di Viareggio nel giugno 2009 o di Zurigo nel 1994 testimoniano i rischi indotti dal trasporto di merci pericolose. I sindaci di diversi comuni che si trovano lungo l’asse ferroviario nord-sud sono preoccupati, così come i sindacalisti che chiedono la reintroduzione di controlli sistematici alle frontiere sui convogli merci. In particolare le organizzazioni del personale, sottolinea Angelo Stroppini (sindacato SEV), temono pressioni sui salari e sui tempi di riposo dei macchinisti che potrebbero derivare dall’aumento della concorrenza tra le compagnie cargo lungo la linea del San Gottardo.
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Angelo Stroppini (SEV) sui rischi del traporto merci
Aldo Sofia
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