La squadra dell'Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche ha finalmente potuto avere accesso alla città di Duma, teatro di un presunto attacco chimico dieci giorni fa.
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tvsvizzera.it/mar con RSI (TG del 17.4.2018)
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Gli esperti dell’OpacCollegamento esterno dovranno prelevare campioni di terra, di macerie, di piante, nonché campioni biologici dei feriti o dei cadaveri, da analizzare poi in laboratori per verificare la presenza di cloro o di altre sostanze chimiche.
Non spetta però a loro stabilire chi abbia usato armi chimiche. Diversi Stati occidentali – USA, Francia e Gran Bretagna in primis, che tre giorni fa hanno sferrato degli attacchi contro infrastrutture del regime di Damasco – accusano le forze fedeli a Bashar el Assad. Accuse che il governo siriano e la Russia respingono.
Gli ispettori dell’Opac hanno dovuto pazientare tre giorni prima di poter entrare a Duma; ufficialmente per “ragioni di sicurezza”, mentre secondo Londra, Parigi e Washington invece per dare più tempo alla Russia di occultare le prove.
Intanto i militari russi dicono di aver trovato un laboratorio a Duma, usato dai miliziani per fabbricare armi chimiche. “Durante l’ispezione, i nostri specialisti hanno scoperto sostanze chimiche bandite. Inoltre hanno trovato un contenitore di cloro simile a quello usato dai miliziani per mettere in scena il falso attacco chimico”, ha dichiarato un portavoce delle truppe radiologiche, chimiche e biologiche in Siria, secondo quanto riportato da Interfax.
“Non individueranno i responsabili”
Intervistata dalla Radiotelevisione svizzera, Carla Del Ponte ha affermato che in questo momento non vi sono prove per puntare il dito contro l’una o l’altra parte e che proprio per questa ragione sarebbe necessario indagare.
L’ex procuratrice del Tribunale penale internazionale e membro fino a qualche mese fa della Commissione dell’Onu sulla Siria, commissione che ha lasciato sbattendo le porte, è però certa di una cosa: gli esperti dell’Opac “non sono investigatori, non individueranno i responsabili!”.
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