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Al Ritz di Parigi all’asta dei pezzi di storia

Nelle sue stanze hanno soggiornato i personaggi più famosi al mondo. Forse non tutti sanno, però, che questo albergo mitico di Parigi è stato aperto da uno svizzero.

mobilio di una camera del ritz all asta a Parigi
Tra gli oggetti all’asta, anche il mobilio della Windsor Suite. Keystone

Marcel Proust, Rodolfo Valentino, Greta Garbo, Ernest Hemingway, la principessa Diana o ancora Coco Chanel, che ne fece la sua casa per più di trent’anni: sono solo alcuni degli illustri ospiti che hanno scelto l’Hôtel Ritz per il loro soggiorno parigino.

Un profumo di storia che si può acquistare fino a sabato: circa 10’000 arredi provenienti dal leggendario albergo sono infatti messi all’asta.

“Nel corso dei decenni, si sono accumulati molti mobili. Alcuni non erano più necessari dopo le ristrutturazioni e sono stati temporaneamente messi in depositi fuori Parigi”, spiega alla Radiotelevisione svizzera François Tajan, direttore della casa d’aste che si occupa della vendita.

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Ad esempio una delle prime vasche da bagno dell’epoca. Il Ritz è stato il primo albergo al mondo ad avere un bagno in ogni stanza. O un mobile proveniente da una suite occupata dal presidente americano Richard Nixon.

I prezzi partono da 3-400 franchi per un mobile o un oggetto decorativo. Il valore stimato dei circa 10’000 pezzi messi all’asta è di un milione e 800 mila franchi. La cifra potrebbe però triplicare.

Una storia che inizia in Vallese

Il Ritz, che si trova al numero 15 della Place Vendôme, è stato aperto nel 1898 da César Ritz.

Nato nel 1850 a Niederwald, un piccolo villaggio nel cantone Vallese, César Ritz è stato immerso sin da piccolo nel settore alberghiero. A soli 17 anni è partito per Parigi, dove ha lavorato come cameriere all’Esposizione universale di Parigi.

Dopo un perfezionamento al celebre ristorante parigino Voisin, è ritornato in Svizzera per dirigere l’Hôtel Rigi Kulm a Lucerna e in seguito diversi altri alberghi a Nizza, San Remo e Montecarlo.

Nel 1887 ha acquistato il suo primo albergo, l’Hôtel de la Conversation a Baden-Baden, fino ad arrivare – nel 1898 appunto – all’inaugurazione del Ritz di Parigi.

“So ritzy!”

Ritz ha adottato un approccio innovativo per l’epoca: gli ospiti dovevano sentirsi come a casa loro. Ogni stanza era dotata di acqua corrente, di un bagno, d’elettricità. Tutto era curato nei minimi dettagli. E associandosi con il cuoco Auguste Escoffier, César Ritz ha proposto una cucina altamente raffinata.

Il Ritz è così diventato la meta obbligata di tutte le persone ricche e famose che soggiornavano a Parigi. E oltre Manica si è trasformato anche in aggettivo: ‘ritzy’, ovvero lussuoso, chic.

A oltre un secolo di distanza, l’albergo parigino è ancora sinonimo di sfarzo e nelle sue oltre 100 camere e suite (tra cui la Suite imperiale, proclamata monumento nazionale) continuano a soggiornare illustri ospiti. Al suo interno si trova anche il Bar Hemingway, dedicato al famoso scrittore americano, che nel 1944 aveva ‘liberato’ il Ritz.

divani e tavolini del bar hemingway del ritz di Parigi
Su uno di questi divanetti si era forse seduto Ernest Hemingway. Keystone

Oggi l’albergo non è più di proprietà della famiglia Ritz. Nel 1979, infatti, l’hotel è stato venduto al magnate egiziano Mohamed Al-Fayed. Fu proprio dall’albergo Ritz che il figlio Dodi e la principessa Diana partirono per quel tragitto fatale la notte del 31 agosto 1997. Un altro tragico capitolo che è andato ad aggiungersi alla leggenda di un albergo mitico.

Il ‘liberatore’ Hemingway

Sbarcando in Normandia al seguito delle truppe alleate come corrispondente di guerra, Ernest Hemingway si era prefissato di essere il primo americano ad entrare a Parigi e di liberare il suo bar favorito, quello del Ritz appunto.

Il 25 agosto, accompagnato da un gruppo di partigiani, si presenta in Place Vendôme. A riceverlo vi è il direttore dell’albergo, Claude Auzello. “Dove sono i tedeschi? Sono venuto a liberare il Ritz”, esclama Hemingway. “Sono partiti e non posso lasciarla entrare con un’arma”, gli risponde Auzello.

Un invito che lo scrittore americano accoglie immediatamente. Meglio le ricche cantine del Ritz che un fucile mitragliatore…

Per dovere di cronaca, bisogna aggiungere un altro dettaglio: l’albergo in realtà era già stato ‘liberato’ da un gruppo di britannici. Ma per Hemingway si può distorcere un po’ la realtà.


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