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Artiste e artisti svizzeri in mostra al Museo di Villa Croce a Genova

Fino all’8 settembre il Museo di Arte contemporanea Villa Croce di Genova ospita l’esposizione “Presenze dell’arte svizzera nella collezione del Museo di Villa Croce”, evento legato alla Biennale Internazionale d’Arte Contemporanea Le Latitudini dell’Arte che quest’anno è dedicata alla Svizzera.

Da diversi decenni l’arte è il filo che collega Genova con la Svizzera. Un po’ perché il capoluogo ligure è la sede di due residenze artistiche organizzate dalla Conferenza culturale delle città svizzere; un po’ perché chi fa arte è sempre in qualche modo attratto dal mare e da ciò che rappresenta e quello di Genova, per questioni geografiche, è da sempre considerato il “mare della Svizzera”.

A sugellare il legame tra la Superba e la Confederazione ci pensa la mostra “Presenze dell’arte svizzera nella collezione del Museo di Villa CroceCollegamento esterno” che si terrà fino all’8 settembre presso il Museo di Arte Contemporanea di Villa Croce.

L’esposizione – organizzata in collaborazione con l’Associazione di Promozione sociale della Cultura Art Commission e MAIIIM (Media Art III Millennium) – presenta le opere che diversi artiste e artisti svizzeri hanno donato al museo e quelle che l’istituzione ha acquisito per arricchire la propria collezione.

Artisti e artiste in mostra

“Ad aprire l’esposizione è l’opera di un artista importantissimo, Hans Arp. Un’opera realizzata a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta che presenta al visitatore un artista che è stato tra i fondatori del dadaismo. Si tratta, dunque, di un grande vanto di questo museo”, ha spiegato a tvsvizzera.it Virginia Monteverde che ha curato l’esposizione insieme alla direttrice del Museo di Villa Croce Francesca Serrati.

La mostra, poi, prosegue con le opere di 10 artiste e artisti elvetici: André Bucher, Roberto de Luca, Hans Jörg Glattfelder, Camille Graese, Anselmo Legnani, Richard Paul Lohse, Rudolf Mattes, Christian Megert, Chantal Michel, Silvano Repetto.

Si segue un ordine cronologico: dalle opere più datate fino ai contemporanei per un’immersione nell’arte svizzera presente nella collezione del Museo.

Dall’arte al mare

La mostra nasce come evento collaterale della Biennale Internazionale d’Arte Contemporanea Le Latitudini dell’Arte che ogni biennio raccoglie opere legate a un Paese europeo. Quest’anno è stata scelta la Svizzera. E a riprova dell’importanza della città di Genova come primo e più vicino accesso al mare per i cittadini e le cittadine rossocrociate c’è il tema scelto dagli organizzatori: “Mare. Paradigma liquido. Visioni del mondo tra Analogico e Numerico”.

Fino all’8 settembre al “Galata – Museo del Mare” sarà possibile ammirare le opere di 10 tra artiste e artisti provenienti dall’Italia e altrettanti dalla Confederazione. Ad arricchire le sale del museo cittadino ci sono le opere degli svizzeri Peter Aerschmann, Roberto de Luca, Pier Giorgio De Pinto, Franziska Greber, Susanne Hofer, Georgette Maag, Silvano Repetto, Yoshi + Moshi, Dominik Stauch, Alessandro Rolandi. Per l’Italia, invece, trovano spazio i lavori di Carla Bedini, Federico Bonelli, Francesco Candeloro, Costantino Ciervo, Carla Crosio, Vanni Cuoghi, Pierluigi Fresia, Armida Gandini, Alex Pinna e Georgia Fambris.

Virginia Monteverde, ideatrice e curatrice della biennale, ha spiegato che è stato “scelto il mare come tema portante della mostra perché è un elemento che non solo dialoga con la città ospitante ma apre anche a riflessioni profonde sull’ambiente, sull’umanità e sulla nostra interconnessione con la natura”.

Protagonista delle opere esposte, dunque, il mare. Nella sua accezione più ampia, ma soprattutto il mare che ci circonda, il Mediterraneo. Spazio, dunque, a opere in cui il mare è veicolo delle migrazioni dei popoli ma è anche l’emblema della crisi ambientale, quasi una distesa di rifiuti che invade tutto, anche i luoghi più vicini. Per dirla con le parole di Viana Conti, giornalista e critica d’arte contemporanea, “nella sesta edizione della Biennale Latitudini dell’Arte Svizzera-Italia è percepibile un intento di mediterraneizzare il pensiero e l’immaginario per dischiuderli alla complessità di segno moriniano, a un paradigma liquido delle frontiere, a uno scenario condiviso in cui le onde danzino arrivi e partenze tra litorali costieri e mare aperto”.

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