Aumenta la richiesta di olio di palma
Il blocco dell’olio di girasole nei porti dell’Ucraina a causa della guerra sta alimentando la domanda per l’olio di palma, visto per anni come causa della deforestazione.
A causa del conflitto in Ucraina che ha portato al blocco dell’olio di girasole, è aumentata la richiesta globale di olio di palma. Quest’ultimo è stato al centro di un acceso dibattito in Svizzera prima dell’entrata in vigore dell’accordo di libero scambio con l’Indonesia, che applica delle riduzioni sui dazi doganali se il prodotto è sostenibile.
L’Indonesia è il maggiore produttore mondiale di olio di palma e le tonnellate che vi vengono prodotte ogni giorno raggiungono anche i mercati europei e quello elvetico. Numerose le aziende presenti sul territorio che si occupano di certificare la sostenibilità e la tracciabilità dell’olio che viene commercializzato.
Tra queste anche Koltiva, start-up fondata dallo svizzero Manfred Borer. Koltiva lavora con più di 100’000 agricoltori, ne registra digitalmente le informazioni in modo da tracciare l’olio dall’albero al consumatore. Quelli che coltivano la palma da olio nel Paese sono però 2,5 milioni.
Oltre a certificare le coltivazioni, la ditta di Borer si occupa anche di formare chi vuole cambiare il metodo di lavoro per poter ottenere il via libera e poter così vendere anche ai Paesi che richiedono queste certificazioni.
La certificazione RSPO (Tavola rotonda sull’olio di palma sostenibile) vieta lo sviluppo delle torbiere per le piantagioni o l’abbattimento di foreste, ma secondo gli ambientalisti le violazioni non sono rare e la domanda in rialzo non aiuta. Esistono però organizzazioni che monitorano senza sosta l’Indonesia con immagini satellitari. Una tecnologia che rende difficile nascondersi.
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