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Aumentano i contagi, ma il Governo svizzero per ora temporeggia

Alain Berset
Il criterio determinante per decidere su nuove misure è la situazione negli ospedali, ha ribadito mercoledì il ministro della sanità Alain Berset. Keystone / Peter Schneider

Il Consiglio federale non intende, almeno per il momento, adottare nuove restrizioni a livello nazionale. Viste le differenze regionali, tocca ai Cantoni prendere le misure che ritengono necessarie.

Da ormai più di un mese, i contagi da coronavirus in Svizzera sono in costante aumento, “soprattutto tra le fasce più giovani della popolazione”, si legge nel comunicatoCollegamento esterno diramato mercoledì. Nelle ultime 24 ore, sono stati registrati 8’585 nuovi casi. Per ritrovare cifre simili, bisogna risalire a un anno fa, in piena seconda ondata.

Rispetto ad allora, però, la situazione nei reparti di terapie intensive è meno critica: i pazienti Covid occupano il 20% dei letti (con un tasso di occupazione medio in questi reparti dell’80%). 

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Le differenze regionali sono inoltre importanti. Gli aumenti più forti si registrano soprattutto nella Svizzera centrale ed orientale.

“In alcuni Cantoni – rileva il Governo – il tasso di infezione per 100’000 abitanti sull’arco di 14 giorni è di circa sei volte più elevato rispetto ai Cantoni con un’incidenza bassa. Si registrano anche grandi differenze regionali per quanto riguarda il numero dei ricoveri. Appare sempre più evidente il nesso tra tasso di vaccinazione e situazione epidemiologica”.

Tenuto conto di questi due fattori – pressione sui reparti di cura intensiva e differenze regionali-, il Governo “non ritiene attualmente opportune restrizioni a livello nazionale e conferma pertanto la collaborazione concordata con i Cantoni”.

In altre parole, spetta a questi ultimi adottare provvedimenti se lo ritengono necessario.

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Situazione non paragonabile a quella di un anno fa

La situazione rimane cionondimeno “critica” e potrebbe acuirsi ulteriormente nelle prossime settimane, anche se la situazione non è paragonabile a quella di un anno fa: durante la seconda ondata i casi raddoppiavano ogni quattro giorni, oggi ogni due settimane, ha precisato il ministro della sanità Alain Berset. La circolazione del virus tra i giovani potrebbe tuttavia portare a una maggiore trasmissione del Covid ai gruppi a rischio e a un aumento, “con ogni probabilità molto rapido”, delle ospedalizzazioni.

La tendenza può però essere invertita. Come? Con un cambiamento dei comportamenti della popolazione e un inasprimento, appunto, dei provvedimenti a livello regionale. I Cantoni potrebbero, ad esempio, estendere l’obbligo della mascherina, in particolare nelle scuole, reintrodurre l’obbligo del telelavoro e limitare le capienze.

Berna esorta inoltre i Cantoni a preparare le strutture ospedaliere “a un nuovo forte sovraccarico”. A tal proposito, Alain Berset ha ammesso di essere consapevole che le “possibilità sono limitate a causa della penuria di personale e della stanchezza del personale di cura”.

Situazione negli ospedali criterio determinante

Qualora i provvedimenti cantonali non dovessero dare i loro frutti e non si osserverà un cambiamento dei comportamenti, il Consiglio federale proporrà un inasprimento dei provvedimenti a livello nazionale. Per farlo terrà anche conto della situazione negli ospedali. “Il Consiglio federale ha sempre detto che – quest’ultimo – è un criterio determinante”, ha detto il ministro della sanità.

Per il Consiglio federale, ha proseguito Berset per spiegare il fatto che Berna non prenda per il momento misure a livello nazionale, è sempre stato importante “agire con i mezzi opportuni al momento opportuno”. Il ministro della sanità ha fatto l’esempio della decisione di settembre di estendere il certificato sanitario.

Alcuni dicevano che era una decisione prematura se non addirittura non necessaria, alla luce dei fatti si è rivelata essere corretta di farla in quel momento, ha spiegato Berset. In ottobre voci si erano poi alzate per chiedere di allentare le misure restrittive e togliere l’obbligatorietà del pass. “Oggi si può dire che è stato corretto di mantenere queste misure”, ha aggiunto il consigliere federale, che ha nuovamente invitato la popolazione a vaccinarsi – se necessario anche con la terza dose – e a continuare a rispettare i gesti barriera.

Per il momento “abbiamo i mezzi per superare questo inverno senza spingerci oltre” come fatto dall’Austria e dalla Germania. “Se gli ospedali saranno sovraccarichi, la situazione dovrà però essere riesaminata”, ha concluso Alain Berset.

Direttori della sanità scettici

La Conferenza dei direttori cantonali della sanità (CDS) ha da parte sua espresso un certo scetticismo sulla strategia adottata dalla Confederazione e ha chiesto una discussione sull’eventuale introduzione di misure nazionali.

Vi sono sì differenze cantonali e regionali per quanto concerne il tasso d’incidenza, tuttavia l’evoluzione è sfavorevole a livello nazionale, ha sottolineato la CDS.

Inoltre, le esperienze fatte fin qui hanno mostrato che instaurare misure diverse da un Cantone all’altro è una strategia difficilmente accettata dalla popolazione. Un anno fa, ad esempio, si era arrivati alla situazione assai paradossale che i negozi e i ristoranti erano chiusi in un Cantone ma aperti in quello direttamente confinante.

I Cantoni fanno il possibile nel loro ambito di competenza, ma non è detto che ciò sia sufficiente, ha rilevato ancora la CDS. E per quanto concerne i posti letto nei reparti di cura intensiva, stanno sforzandosi per aumentarli, ma non è possibile arrivare ai livelli della primavera del 2020, a causa della situazione in cui si trova il personale, già messo a dura prova in questi ultimi due anni.

Le reazioni della politica

Sul fronte della politica, il tergiversare del Governo federale non piace ai Verdi, che per bocca del presidente Balthasar Glättli criticano quello che in sostanza definiscono un gioco dello scaricabarile verso i Cantoni.

Per il Partito liberale radicale (destra) è invece ora di inserire il “turbo” per la terza dose della vaccinazione.

Vi è poi anche chi considera che l’attendismo del Consiglio federale sia dettato prima di tutto da ragioni tattiche, visto che questo fine settimana l’elettorato è chiamato alle urne per esprimersi sul referendum contro la modifica della legge Covid-19 (che dà le basi legali per il certificato sanitario). L’Unione democratica di centro (destra sovranista), che si oppone ad ogni ulteriore restrizione, è ad esempio dell’opinione che il Governo introdurrà un giro di vite solo dopo questa votazione.

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