Il padiglione austriaco è uno dei pezzi forti di Expo. Sul braccio minore del decumano, non usa architetture ardite, non attrae con musica e animazioni, non punta neppure su toni cromatici sgargianti. Si limita a portare nell’esposizione universale un bosco. E proprio per questo è tra le voci più autorevoli dell’esposizione, capace di comunicare al pubblico la necessità del verde e di quello che questo comporta. Il bosco creato è attraversato da due sentieri – uno in salita e l’altro in discesa – che scorrono tra scritte di benvenuto e invitano al respiro profondo.
Alberi 2.0
Raggiunto il livello della piattaforma interna, inizia la parte didattica, molto raffinata per la combinazione tra multimedialità e didascalie sulle pareti che sono anche decorazioni.
La tecnologia dei binocoli a realtà aumentata illustra i dettagli della vegetazione evidenziando dettagli che l’occhio umano fatica a cogliere. Le spiegazioni sono estremamente didascaliche e si accompagnano a dei moniti. Si può vivere senza cibo o senza bere per ore. Ma bastano pochi minuti senza aria per morire. Ecco la chiave – straordinaria – della semplicità del messaggio del bosco austriaco: senza alberi non andremo da nessuna parte.
Il condizionatore naturale
Il padiglione centra la parte sensoriale del visitatore. Avvolge con condizioni microclimatiche e ambientali che sono davvero uno stacco rispetto al resto di Expo. Ecco perché è consigliatissimo anche per una pausa, magari approfittando della panca fronte alberi che stimola esercizi sensoriali e del bar con prodotti della tradizione alpina.
Si può perfino firmare la propria visita, grazie ai grandi dischi girevoli che assumono un significato di sottoscrizione del messaggio.
C’è un difetto in questo padiglione. I vicini. L’unico elemento disturbante è infatti la presenza dei padiglioni confinanti particolarmente rumorosi. Se non fosse per loro, agli austriaci andrebbe riconosciuto di aver portato la foresta a Milano.
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