Il serial killer americano Charles Manson è morto a 83 anni. Era stato ricoverato in un ospedale in California qualche giorno fa per l'aggravarsi delle sue condizioni di salute. Leader di una setta conosciuta con il nome di "Family", Manson è stato uno dei killer più sanguinari della storia degli Stati Uniti. Stava scontando l'ergastolo per l'omicidio di Sharon Tate, giovane moglie di Roman Polanski, e altre sei persone in un villa di Los Angeles nell'agosto del 1969.
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tvsvizzera.it/fra con RSI
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10050 Cielo Drive a Bel Air: la villa di uno degli omicidi più efferati della storia americana. Il suo mandante, Charles Manson, è morto oggi a 83 anni. Il sanguinario criminale che ordinò alla sua setta, la “Family”, di uccidere Sharon Tate, la giovane moglie del regista Roman Polanski, e altre sei persone in una notte di agosto del 1969, era stato ricoverato in ospedale in gravissime condizioni dalla sua cella della prigione di Corcoran da cui per ben 12 volte aveva vanamente tentato di uscire in libertà vigilata.
Due anni fa, in uno sviluppo sconcertante della saga che quasi mezzo secolo fa sconvolse l’America, il “guru” arrivò a un passo dal matrimonio con una donna che da tempo lo andava a trovare in prigione. Non se ne fece niente: Afton Elaine Burton, che aveva all’epoca 26 anni proprio come la Tate quando fu uccisa, aveva deciso di sposarlo per ottenerne il cadavere dopo la morte e farne una attrazione turistica.
La strage di Bel Air
Per la strage di Bel Air Manson e i suoi complici furono condannati a morte, poi quando nel 1972 la Corte Suprema sospese le esecuzioni in California, la sentenze capitali furono commutate in sette ergastoli, tante come le loro vittime.
Sharon Tate era incinta di otto mesi e mezzo e al processo il suo assassinio fu collocato nel contesto di un rito satanico con il brano dei Beatles “Helter Skelter” sullo sfondo: Manson era convinto che, con quella canzone, i “Fab Four” lo avessero incaricato di scatenare una guerra di razza assassinando bianchi in modo che poi l’establishment ne avrebbe scaricato la colpa sui neri.
Della “Family” tre seguaci, Leslie Van Houten, Patricia Krenwinkel e Charles “Tex” Watson, restano in prigione, mentre una quarta complice, Susan Atkins, è morta in carcere di cancro.
Nel 1969 la strage scosse la coscienza di un paese già attraversato da profonde tensioni. La villa di Cielo Drive era di proprietà di Terry Melcher, impresario musicale figlio di Doris Day, che, dopo un interesse iniziale per Manson, si era rifiutato di scritturarlo come musicista. La notte in cui si consumarono gli omicidi, Polanski non era presente. Non è mai stato accertato se Manson aspettasse in auto o se rimase nel ranch dove risiedeva l’organizzazione. Armati di coltelli, pistole e una corda di nylon di 13 metri, i killer fecero irruzione nella villa e uccise senza pietà.
Sharon Tate, fu l’ultima a morire. Con uno straccio intriso del suo sangue, la Atkins scrisse sulla porta da cui avevano fatto irruzione “Pig”, maiale. L’indomani altri due brutali assassini: l’executive italo-americano dei supermercati Pasqualino “Leno” LaBianca e la moglie Rosemary furono trucidati con decine di coltellate nella loro villa di Los Feliz a Los Angeles. Le ragazze poi scrissero col sangue di Leno “morte ai porci”, “rivolta” e “Helter Skelter” sulle pareti e il frigorifero.
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