Frontalieri, Bellinzona spera in una schiarita dopo le elezioni
I complicati rapporti italo-svizzeri sono stati al centro dell’incontro odierno tra la deputazione ticinese a Berna e il governo cantonale a Bellinzona.
Non ci sono novità, hanno convenuto parlamentari ed esecutivo, riguardo all’accordo sulla tassazione dei frontalieri che Roma tarda a firmare, anche per le lamentele manifestate negli scorsi mesi da questa categoria di (futuri) contribuenti italiani. “Dopo le elezioni del 4 di marzo riprenderemo i contatti con i rappresentanti italiani e il ministro degli Esteri Ignazio Cassis per capire se con il nuovo assetto politico il dossier va avanti o ci saranno cambiamenti”, ha precisato il presidente del governo ticinese Manuele Bertoli.
Da queste parole sembra emergere – ed è questa forse la vera novità – che l’intesa “tecnica” del 2015 sul nuovo regime fiscale possa finire in un cassetto e che questa sia un’ipotesi concreta cui si sta riflettendo anche al di qua del confine. Ovviamente da parte nostra, ha continuato Manuele Bertoli, c’è un interesse chiaro a quest’accordo “che modernizza un sistema datato e precisa il concetto di frontaliere che oggi si presta a svariate interpretazioni”.
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Marco Romano, incontro con il governo ticinese
Ma soprattutto “sul medio periodo abolisce i privilegi di questa categoria di lavoratori rispetto agli altri contribuenti residenti in Italia”. Privilegi che secondo il rappresentante del governo cantonale sono all’origine dell’”attrattività del mercato del lavoro ticinese” e dei conseguenti fenomeni di dumping salariale che penalizzano la manodopera indigena.
Banche ticinesi discriminate in Italia
Un secondo aspetto che preoccupa autorità e parlamentari cantonali riguarda le discriminazioni patite da banche e operatori finanziari elvetici che intendono operare in Italia. Recenti disposizioni emanate dal Ministero dell’economia e delle finanze (MEF) impongono infatti l’obbligo di una sede nella penisola soggetta fiscalmente a Roma. Si tratta di “una scelta legittima italiana che però Francia e Germania non hanno preso”, ha osservato il consigliere nazionale Marco Romano, e che “avrà effetti negativi per la piazza finanziaria ticinese che inevitabilmente verrà ridimensionata”.
A questo scopo, ha preannunciato il parlamentare del Partito popolare democratico, durante l’imminente sessione delle Camere federali saranno sollecitati i due dipartimenti coinvolti (Finanze ed Esteri) con l’intento di far capire, ha continuato Marco Romano, “che questo approccio italiano non rientra nei rapporti di buon vicinato”.
Chiusura degli uffici postali
La ristrutturazione (e il ridimensionamento) della rete degli uffici postali è stato un altro argomento affrontato a Bellinzona e che verrà riproposto in mozioni che saranno esaminate nelle prossime settimane a Berna.
La preoccupazione espressa dai deputati è che, “mentre viene chiesto al Consiglio federale di intervenire affinché vengano rivisti i parametri della riforma, i vertici della Posta proseguono indifferenti sulla loro rotta”, ha osservato sempre Marco Romano. Questo “processo”, ha aggiunto, andrebbe “sospeso o perlomeno rallentato in attesa della conclusione del dibattito in corso”.
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