Vicino a Bachmut, dove da settimane infuria la battaglia tra truppe ucraine e russe, sarebbero stati avvistati veicoli fabbricati dall’elvetica Mowag.
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tvsvizzera.it/spal con Keystone-ATS
Su internet sono state diffuse immagini, riprese da diverse testate, relative a uno o due blindati svizzeri sul fronte di guerra ucraino. Una circostanza, questa, in aperta violazione con le disposizioni della legge federale sull’esportazione di materiale bellicoCollegamento esterno che vieta agli acquirenti di armamenti fabbricati nella Confederazione di riesportarli in Paesi coinvolti in conflitti armati.
La Segreteria di Stato dell’economia (SECO), responsabile delle esportazioni di materiale bellico, sta conducendo approfondimenti per stabilire eventuali violazioni del divieto. Intanto però l’atteggiamento dell’agenzia federale è improntato alla prudenza. La foto su un sito web ucraino riportata da media non consente, a giudizio di Berna, di “trarre conclusioni affidabili sul tipo di veicolo e sul luogo in cui si trova” e una ricostruzione definitiva dell’origine del mezzo è possibile solo con l’aiuto del numero di telaio che allo stato dei fatti non risulta disponibile.
Chiesti chiarimenti a Danimarca e Germania
Dalle indagini preliminari avviate dalla SECO è stato possibile accertare che fino al giugno 1973 erano stati consegnati all’esercito danese 36 veicoli blindati Eagle I prodotti dalla Mowag. Nelle dichiarazioni di non riesportazione Copenaghen, come previsto dalle norme elvetiche, si è impegnata a non vendere i veicoli a Paesi terzi senza l’approvazione della Svizzera.
Successivamente, il 17 dicembre 2012, la Danimarca ha chiesto alla Confederazione l’autorizzazione – concessa nell’aprile 2013 – a riesportare 27 veicoli a una società privata tedesca. A sua volta quest’ultima si è dovuta impegnare per iscritto a non riesportarli.
Ma i recenti fatti hanno suscitato nuovi quesiti cui si è resa necessaria una risposta definitiva. Su richiesta della SECO e del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE), le autorità danesi hanno confermato di non aver ceduto alcun veicolo Eagle da ricognizione senza il consenso della Svizzera. Berna si è quindi rivolta anche alla Germania, con cui sono in corso approfondimenti.
Le immagini incriminate
Varie testate svizzere hanno riportato che la foto di uno dei due presunti veicoli Mowag, ritratto davanti al centro culturale della cittadina di Časiv Jar, pochi chilometri dietro la linea del fronte nei pressi di Bachmut, era del fotografo di guerra spagnolo Jose Colon.
L’altra immagine del veicolo, riconoscibile per il portellone e gli specchietti laterali, è stata scattata dall’agenzia di stampa francese AFP il 18 marzo nella città di Avdiïvka e pubblicata, secondo la NZZ, qualche giorno fa. Non è comunque chiaro se si tratti dello stesso veicolo, scrive il foglio zurighese.
Le restrizioni imposte dalla legge sul materiale bellico – sostanzialmente per ragioni connesse al principio di neutralità – sono oggetto di controversia in Svizzera, soprattutto in seguito all’aggressione armata della Russia all’Ucraina e alle Camere federali sono pendenti diversi atti parlamentari sulla questione. Il Governo federale ha però ribadito a più riprese il divieto di trasferimento di queste armi, nonostante le pressioni internazionali.
L’azienda turgoviese Mowag, che ha sede a Kreuzlingen, nel canon Turgovia, ed è specializzata in carri armati su ruote, è stata rilevata nel 2003 dall’azienda di difesa statunitense General Dynamics.
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