Bombe sull’ospedale alla vigilia del vertice di Antalya
Nel giorno in cui sono stati aperti sei corridoi umanitari per far sfollare i civili dalle città assediate dall'esercito russo, le bombe sono piombate sull'ospedale pediatrico di Mariupol in cui donne e bambini sono rimasti sotto le macerie.
Il bilancio provvisorio parla di 17 feriti. A Kiev il presidente Volodymyr Zelensky ha ribadito la richiesta alla Nato di decretare la no-fly zone sui cieli per impedire che episodi del genere si ripetano.
L’attacco aereo ha ulteriormente peggiorato la situazione nella città meridionale dove oltre 300’000 persone, da giorni senza elettricità, acqua e riscaldamento, restano intrappolate sotto le bombe. I raid ostacolano infatti le operazioni di evacuazione previste.
Scenario analogo nella zona di Kharkiv, a Izyum e a Kiev. Le autorità del sobborgo di Bucha hanno riferito che il passaggio di 50 autobus è stato bloccato.
A Sumy, nel nord-est, ed a Enerhodar, nel sud, invece i convogli di auto private e autobus (soprattutto con donne e bambini), si sono messi in marcia senza troppi problemi. Sempre tesa la situazione a Kiev, alla cui periferia si stanno posizionando i blindati di Mosca.
Attese per l’incontro Lavrov-Kuleba
Sul fronte diplomatico c’è grande attesa per il vertice di giovedì tra i ministri degli esteri Dmytro Kuleba e Serghei Lavrov ad Antalya (Turchia), il primo ad alto livello tra i due paesi in conflitto.
Le aspettative sono assai prudenti ma sembrano crescere le possibilità di una tregua. Se il Cremlino assicura di volere colloqui “il prima possibile” e che “dipende dalla volontà di Kiev”, l’Ucraina si dice pronta a “una soluzione diplomatica” e a discutere la richiesta russa di neutralità militare e politica.
Ma Kiev, ha assicurato Ihor Zhovkva, vice capo dello staff del presidente Volodymyr Zelensky, non cederà “un solo centimetro” di territorio. “La nostra prima condizione per avere un simile negoziato – ha aggiunto – è l’immediato cessate il fuoco e il ritiro delle truppe russe”.
Lavrov insisterà con la richiesta russa di riconoscimento delle repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk nel Donbass e della sovranità di Mosca sulla Crimea. E si cercherà di definire i nuovi equilibri politico-strategici della regione, in relazione al ruolo della Nato.
Pechino: la colpa è di USA e Nato
Da parte sua il presidente ucraino Zelensky ritiene che “anche la Polonia è a rischio”, insieme a Moldavia, Georgia e ai Paesi baltici, perché il presidente russo Vladimir Putin “vuole disintegrare l’Europa, esattamente come l’Ucraina”.
Intanto c’è da registrare la chiara presa di posizione della Cina che, per bocca del portavoce del ministero degli esteri Zhao Lijian, ha affermato che “sono state le azioni della Nato guidata dagli Stati Uniti che hanno gradualmente spinto fino al conflitto”.
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