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“Bruno Breguet era un agente della CIA”

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Bruno Breguet in una foto del giugno 1977, al suo arrivo a Zurigo dopo aver scontato una pena di prigione in Israele. Keystone / Str

Un nuovo libro getta una luce inedita sugli ultimi anni del militante di estrema sinistra ticinese, scomparso nel nulla nel 1995, mentre si trovava a bordo di una nave appena approdata in Grecia.

Un nuovo capitolo si aggiunge alla già densa e misteriosa biografia di Bruno Breguet, alla ribalta della cronaca internazionale negli anni ’80 e ’90, ricercato e condannato per terrorismo in più Paesi. Un nuovo libro (Terrorist und CIA-Agent,Collegamento esterno edizioni NZZ-Libro) viene pubblicato con risvolti nuovi e dettagliati sui suoi contatti con la CIA. RSI ha intervistato l’autore, lo storico specializzato in terrorismo e servizi segreti Adrian Hänni. 

Alla luce delle sue ricerche, dobbiamo riscrivere la biografia di Bruno Breguet? 

Adrian Hänni: Penso di sì, va di certo perlomeno aggiornata, perché queste nuove scoperte sulla collaborazione di Bruno Breguet con la CIA gettano una luce completamente nuova sulle attività di questo estremista ticinese. 

Nato nel 1950, cresce a Minusio. In giovane età entra in contatto con gruppi di lotta armata, in particolare col Fronte popolare per la liberazione della Palestina.

Nel 1970, viene condannato in Israele per aver trasportato esplosivi e passa 7 anni in carcere. Negli anni ’80 entra a far parte del gruppo del terrorista Carlos, qualcuno lo definisce il suo braccio destro. Partecipa alla pianificazione dell’attacco dinamitardo a Radio Free Europe a Monaco di Baviera. Nel 1982, viene arrestato a Parigi: aveva esplosivi e armi.

Molte incognite sulla sua attività tra il 1985 e il 1995, quando scompare misteriosamente su un traghetto tra Italia e Grecia.

Il dubbio che lui avesse avuto contatti con la CIA c’era già… Lei cos’ha scoperto concretamente? 

Dagli archivi negli Stati Uniti è emerso che Bruno Breguet ha iniziato a lavorare per i servizi segreti americani nel 1991 e poi, per diversi anni, come agente, ha informato la CIA sulle attività del gruppo Carlos in particolare, ma anche di altri terroristi attivi a livello internazionale.

Lei è certo quindi che lui lavorava per la CIA, non ha dubbi? 

No, i documenti che ho trovato non lasciano dubbi sul fatto che abbia lavorato con la CIA per un lungo periodo di tempo. La CIA gli versava 3’000 dollari al mese per gli incarichi che regolarmente gli attribuiva, soprattutto per fare la spia contro i suoi ex compagni. In questo senso era formalmente un agente della CIA.

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Come ha lavorato lei, dove ha trovato i documenti che finora nessuno aveva visto? 

La parte principale delle informazioni che ho trovato, era in un dossier della CIA su François Genoud, banchiere losannese convinto sostenitore del nazionalsocialismo. Dossier reso pubblico nel 2006 in base a una legge sulla pubblicazione di documenti relativi ai crimini nazisti… e siccome Bruno Breguet ha fornito alla CIA informazioni anche su Genoud, ho avuto la fortuna di scoprire l’attività per la CIA di Bruno Breguet.

E quanto ha aiutato la CIA Breguet? Ha permesso di sventare attentati? 

Difficile da valutare. In realtà ha fornito informazioni su membri del gruppo di Carlos, che però da tempo non compivano attentati perché erano in fuga. Informazioni più rilevanti su attentati potrebbe averle fornite in relazione a estremisti di sinistra in Grecia. Ma non ho trovato prove, è solo un’ipotesi.

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Bruno Breguet nel novembre 1970 mentre si appresta a comparire davanti a un tribunale israeliano. In giugno era stato arrestato al porto di Haifa in possesso di due chilogrammi di esplosivo. Per questi fatti è stato condannato a 15 anni di carcere. Keystone / Str

Ma lei ha capito perché Breguet decise di collaborare con la CIA? 

Questa è la domanda più interessante. Perché ha tradito il suo gruppo, le sue convinzioni, per collaborare con gli odiati avversari della CIA? Probabile una certa delusione, disillusione. Da un lato, Carlos cominciò a diffidare di lui. Inoltre, Breguet doveva svolgere incarichi sempre più pericolosi, mentre i leader del gruppo vivevano una vita sicura e sfarzosa a Damasco. Ci sono anche alcuni indizi su promesse non mantenute nei suoi confronti, soldi che gli spettavano da un’estorsione e che non ha mai ricevuto. Poi c’è il contesto storico: all’inizio degli anni 90, dopo la caduta del Muro di Berlino, quando l’Unione Sovietica era ormai agli sgoccioli, Breguet si è accorto che il mondo della militanza estremista di sinistra stava finendo… e che forse era l’ultimo momento utile per vendere cara la sua pelle.

L’allora procuratrice federale Carla del Ponte aveva aperto un procedimento preliminare contro Bruno Breguet… dai documenti che ha visto, cosa sapevano gli svizzeri dei suoi legami con la CIA? 

Nei fascicoli della Procura federale che ho potuto visionare non c’è alcuna prova che Carla Del Ponte ne sia stata a conoscenza. Ma naturalmente è possibile che sia stata informata a voce, in modo informale. Ma di prove non ne ho. A Washington ho trovato invece alcune note su informazioni passate a un agente segreto svizzero, in maniera vaga, ma abbastanza per intuire che c’era sotto qualcosa.

La certezza che Breguet fosse una spia della CIA cambia qualcosa sul mistero legato alla sua scomparsa sul traghetto dall’Italia alla Grecia nel 1995? 

Penso di sì. Rende molto più probabile l’ipotesi che sia stato vittima di un atto di vendetta da parte dei suoi compagni traditi. Lo stesso Carlos aveva già liquidato due presunti traditori negli anni 80… quindi – anche se in quel periodo era in carcere – non è da escludere che abbia attivato dei killer. Ma restano forti dubbi. Altri possibili sospetti possiamo farli cadere sugli estremisti di sinistra in Grecia. Non abbiamo però certezze. Solo che era in viaggio dalla Grecia al Ticino, ma ad Ancona gli fu impedito di sbarcare in quanto persona non grata in Italia. La sua compagna e la figlia proseguirono il viaggio verso il Ticino. Bruno Breguet dovette restare sul traghetto e tornare indietro… ma in Grecia non si registrò il suo sbarco. Era sparito, e da allora non se ne seppe più nulla.

Cittadino venezuelano, all’anagrafe Ilich Ramirez Sànchez, soprannominato “lo sciacallo”.

Fu uno dei terroristi più ricercati nei decenni passati. Dal 1994, sta scontando una condanna all’ergastolo a Parigi.
Organizza dozzine di attentati, causando numerosi morti, tra i più famosi quello alla sede dell’OPEC di Vienna nel 1975. A guidarlo, il pensiero marxista e rivoluzionario. In carcere si è convertito all’Islam.

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