Frontalieri, Berna insiste: “Firma entro fine anno”
I rapporti tra Italia e Svizzera sono ottimi ma il governo di Roma tarda a firmare l’accordo fiscale sui frontalieri che qualche mugugno provoca tra le province al di là del confine. È quanto emerso al Forum per il dialogo tra i due paesi che si tiene a Lugano dove per ben due volte il ministro degli Affari esteri Didier Burkhalter ha ricordato al suo omologo italiano Angelino Alfano gli obblighi presi due anni fa da Roma al riguardo.
“La Svizzera conta su di te Angelino (Alfano) e sull’impegno italiano, su quello di Paolo (Gentiloni), in favore di una prossima firma di quest’accordo per continuare a migliorare le nostre condizioni quadro che portano beneficio a entrambi”, ha detto il consigliere federale uscente che ha aggiunto: “Stando ai nostri più recenti contatti, a più livelli, abbiamo preso atto che la firma potrebbe avvenire entro la fine dell’anno. Sta ora ai nostri paesi compiere un altro passo concreto nella nostra volontà di collaborare”.
Alfano non si sbilancia sulle date
A margine del convegno i due ministri si sono parlati ma al termine dell’incontro Angelino Alfano non ha voluto sbilanciarsi sulla tempistica evocata dal collega elvetico. “Siamo a buon punto, stiamo definendo nel dettaglio gli ultimi elementi e siamo assolutamente fiduciosi sulla buona soluzione di questo nostro negoziato che avviene tra amici”, ha commentato il ministro della Farnesina che, incalzato sulla cronologia, ha aggiunto: “Adesso non voglio fornire date precise però siamo orientati a non perdere tempo perché l’approccio del governo italiano non è quello di perdere tempo ma quello di risolvere la questione”.
A complicare lo scenario, inutile nasconderlo, sono le elezioni politiche che dovrebbero tenersi tra febbraio e aprile. In campagna elettorale potrebbe infatti disturbare all’attuale maggioranza il dissenso che potrebbe manifestarsi nelle province di Varese, Como e Verbania per l’aggravio d’imposte – più o meno importante – che si delinea per i lavoratori transfrontalieri in base dell’accordo italo-svizzero. Ma per Ticino e Confederazione le nuove disposizioni sono ritenute indispensabili per prevenire il fenomeno del dumping salariale e arginare l’incremento di manodopera italiana a basso costo.
Collaborazione su migranti e scambi economici
In ogni caso, vertenza frontalieri a parte – per la quale Roma si muove con circospezione cercando la quadratura del cerchio – Angelino Alfano ha ribadito l’ottima collaborazione tra i due paesi, in particolare in ambito migratorio (“La Svizzera ha partecipato volontariamente al piano di ricollocamento dell’Ue ed è il secondo paese per ricollocazioni dall’Italia”) ed economico.
Proprio su questo aspetto, ha ricordato sempre Alfano, va sottolineato l’interscambio, stimato in 30 miliardi di euro, tra i due stati: “L’Italia è il terzo partner commerciale della Svizzera e a sua volta quest’ultima è il sesto mercato d’esportazione dell’Italia” che ha un volume “superiore alla somma delle esportazioni in Cina e Russia”.
Su queste basi è immaginabile che i rapporti tra i due paesi resteranno molto intensi anche nel prossimo futuro, soprattutto da novembre quando al dipartimento degli Affari Esteri salirà un ticinese, Ignazio Cassis, un consigliere federale “che pensa, parla, scrive e sogna in italiano”.
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