Ad un soffio dalla scadenza del mandato, Benyamin Netanyahu è riuscito a formare il governo più a destra nella storia israelaina: prima delle 24 ha informato il presidente Isaac Herzog di aver composto un esecutivo (il suo sesto) che può contare su 64 seggi dei 120 alla Knesset.
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Una maggioranza, uscita dal voto dello scorso 1 novembre, molto più forte rispetto agli ultimi governi, compreso quello guidato in precedenza dalla attuale opposizione di Naftali Bennett e Yair Lapid.
Il nuovo gabinetto è composto dal Likud, dai partiti religiosi (Shas e Torah Unita) e dalla destra radicale di Otzma Yehudit (Potenza ebraica) di Itamar Ben Gvir, Sionismo religioso di Bezalel Smotrich e Noam di Yoav Maoz. Le difficoltà che hanno portato al protrarsi delle ultime intese, nonostante il contenuto politico complessivo dell’alleanza fosse già stato raggiunto nelle passate settimane, è stato, secondo i media, un ultimo complicato incontro proprio con Otzma Yehudit del discusso leader radicale di destra Ben Gvir.
Sgomberato il tavolo dalle ultime problematiche, Netanyahu ha annunciato di aver raggiunto l’obiettivo con il twitter “Ci sono riuscito” pubblicato alle 23:48, 12 minuti prima della scadenza delle 24. Il giuramento avverrà entro il 2 gennaio data imposta dal fatto che il plenum della Knesset tornerà a riunirsi solo lunedì 26 dicembre per la votazione e che i 7 giorni previsti dalla legge partiranno da quella data.
Secondo le intese devono essere approvate tre provvedimenti chiave: il primo riguarda l’allargamento dei poteri del futuro ministro della Pubblica Sicurezza Itamar Ben Gvir a cui sarà subordinato il capo della polizia. Il secondo concerne Smotrich al quale andrebbe il controllo della politica israeliana sulla Cisgiordania. Il terzo permette al leader religioso Aryeh Deri di diventare ministro dell’interno e della sanità nonostante sia stato condannato per reati fiscali.
Tra i programmi del governo c’è inoltre la riforma giudiziaria e il ridimensionamento dei poteri della Corte Suprema. Altro punto, è quello di una revisione della Legge del ritorno che a oggi stabilisce la possibilità di diventare cittadino israeliano per chi è figlio o nipote di ebrei. Tutti punti che, all’interno, hanno suscitato il forte contrasto dell’opposizione e dello stesso potere giudiziario. E a livello internazionale, a partire dagli Usa, per la presenza nel governo della destra radicale.
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