La Banca nazionale svizzera deve ripensare i suoi investimenti
Per raggiungere l'obiettivo fissato dall'Accordo di Parigi sul clima, la banca centrale svizzera deve ridurre massicciamente gli investimenti in società che operano nel settore dei combustibili fossili. È quanto chiede l'Alleanza Clima Svizzera, che formula una serie di raccomandazioni.
Il 60% degli investimenti in azioni della Banca nazionale svizzera (Bns) origina emissioni di anidride carbonica (CO2) pari a 48,5 milioni di tonnellate all’anno, una quantità superiore alle emissioni totali della Svizzera (48,3 milioni). “La Bns promuove così un aumento della temperatura globale compresa tra quattro e sei gradi”, scrive l’Alleanza Clima SvizzeraCollegamento esterno. Questa associazione, che rappresenta oltre 70 organizzazioni in tutto il paese, ha pubblicato martedì uno studioCollegamento esterno realizzato da uno dei suoi membri (Artisans de la TransitionCollegamento esterno) che analizza appunto gli investimenti della banca centrale e formula una serie di raccomandazioni
Secondo il direttore dell’Alleanza clima Svizzera Christian Lüthi, ciò non significa che la Bns sia responsabile di questo aumento delle temperature, bensì che “i suoi investimenti contribuiscono a… e sono in linea con questo scenario”, elaborato dall’Agenzia internazionale dell’energiaCollegamento esterno (Aie).
Questi risultati – rileva Lüthi – vanno chiaramente “in direzione contraria” di quanto stabilito dall’Accordo di Parigi sul clima del 2015, ratificato dalla Svizzera, che si pone come obiettivo di limitare il riscaldamento globale a due gradi.
“Lo studio dimostra che la politica d’investimento della Bns annienta gli sforzi della Svizzera per proteggere il clima e migliorare la situazione nei paesi più poveri”, dichiara Markus Keller, vicepresidente di Fossil-free.ch, che si è occupato della traduzione in tedesco dello studio.
La “domanda scottante” dell’Alleanza Clima Svizzera
Raddoppiare gli investimenti nelle rinnovabili
Petrolio, gas e carbone emettono gas a effetto serra e quindi la prassi della Bns di finanziare società che sviluppano nuove riserve di combustibili fossili deve cambiare, sostiene l’Alleanza Clima Svizzera.
E le altre banche?
Mercoledì 25 aprile, militanti di Greenpeace, dell’associazione Anziani per la protezione del clima e una delegazione di donne autoctone provenienti dal Canada e dagli Stati Uniti hanno inscenato una manifestazione sulla centralissima Paradeplatz di Zurigo.
Scopo della dimostrazione: protestare contro gli investimenti in società che nuocciono al clima da parte delle due più grandi banche svizzere. Secondo un rapporto di Greenpeace, dal 2015 al 2017 Credit Suisse e UBS hanno messo a disposizione di aziende che sfruttano combustibili fossili particolarmente inquinanti 12,3 miliardi di dollari.
Ad esempio – viene rilevato nello studio – la Bns “sotto-investe” nelle tecnologie per le energie rinnovabili. Solo l’11% delle quote detenute nel settore della produzione di elettricità riguarda imprese che puntano sull’energia ‘verde’, contro il 73% nell’energia fossile. Per rimanere al di sotto del limite di due gradi fissato dall’Accordo di Parigi, gli investimenti nelle rinnovabili dovrebbero almeno raddoppiare.
Stabilità finanziaria e ambientale
Affinché la Bns “possa adempiere al suo mandato in modo da rispettare il clima e realizzare la sua missione di assicurare la stabilità finanziaria tenendo conto dei rischi climatici”, l’Alleanza Clima Svizzera formula una serie di raccomandazioni, elaborate dopo aver consultato esperti di economia, finanza, ambiente e clima di diverse università elvetiche.
In particolare, si consiglia alla Bns di effettuare dei “test di stress climatico” per l’insieme del settore finanziario svizzero – assicurazioni, banche, casse pensioni – e di pubblicare misure per contenere i rischi macroeconomici. Inoltre, la banca centrale dovrebbe escludere dai suoi investimenti quelle “imprese che causano sistematicamente gravi danni climatici”.
Traduzione di Daniele Mariani
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