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Campagna elettorale, PLR e UDC i più “spendaccioni”

banconote svizzere
I due più grandi partiti elvetici hanno speso 23 milioni di franchi per la campagna elettorale attuale. © Keystone / Gaetan Bally

Il Partito liberal-radicale e l'Unione democratica di centro sono stati i due partiti che hanno investito maggiormente. 

In vista della campagna elettorale per le federali del prossimo 22 ottobre, il Partito liberal-radicale (PLR, destra) e l’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice) sono stati i due partiti che hanno badato meno a spese. Il PLR ha investito 12,4 milioni di franchi, mentre l’UDC ha messo a disposizione 11,1 milioni. 

Stando alle cifre divulgate dal Controllo federale delle finanze (CDF), per la corsa alle camere federali sono stati spesi in totale 50,3 milioni di franchi. Il principale sostenitore di questa campagna è stato Christoph Blocher. L’ex consigliere federale democentrista ha infatti donato 550’000 franchi a favore del suo partito. 

Dal canto loro, l’Unione svizzera delle arti e mestieri (USAM), l’Unione svizzera degli imprenditori (USI), l’Unione Svizzera dei Contadini (USC) ed economiesuisse hanno contribuito con mezzo milione di franchi ciascuno per sostenere la campagna “Prospettiva Svizzera”Collegamento esterno. La Fondazione per una politica borghese (Stiftung für bürgerliche PolitikCollegamento esterno), a favore dell’UDC, e Carmita Burkard, ereditiera della famiglia fondatrice dell’azienda di materiali da costruzione Sika, a sostegno dei Verdi, hanno anch’essi versato la somma di 500’000 franchi ciascuno. Burkard ha devoluto un milione ai Verdi, ma la metà di questi fondi è stata destinata alle sezioni cantonali. 

Il Partito socialista (PS, sinistra), ha messo a disposizione 6,9 milioni di franchi per sostenere i propri candidati e candidate. Seguono poi il Centro 6,6 milioni), i Verdi (3,7 milioni), i Verdi liberali (2,9 milioni) e il Partito evangelico svizzero PEV (1,2 milioni). 

Pubblicazione inedita 

Il CDF supervisiona la gestione finanziaria dell’Amministrazione federale e di numerose organizzazioni parastatali e internazionali. Dal 2014 pubblica buona parte dei propri rapporti di verifica, ma è la prima volta, nell’ambito della trasparenza del finanziamento politicoCollegamento esterno – la relativaOrdinanza è entrata in vigore all’inizio di quest’anno –  che l’organo federale raccoglie  i dati concernenti le elezioni. 

A essere soggetti all’obbligo di dichiarazione non sono i singoli candidati e candidate bensì chi gestisce la campagna, non appena essa raggiunge un budget di 50’000 franchi o beneficia di donazioni superiori ai 15’000 franchi. I bilanci per le elezioni del Consiglio nazionale devono essere comunicati prima dello scrutinio, mentre per quanto riguarda il Consiglio degli Stati, la trasparenza è richiesta solo in seguito alle elezioni e solo in caso di conquista di un seggio. 

I partiti politici si finanziano principalmente attraverso i contributi dei membri e le donazioni. Dal 2023 i partiti rappresentati in Parlamento devono pubblicare annualmente le proprie entrate, le donazioni di importi superiori a 15’000 CHF a persona e i contributi dei singoli mandatari e mandatarie. Oltre alle donazioni ai partiti, devono essere documentate le spese per le campagne relative alle votazioni federali o alle elezioni parlamentari che superano i 50’000 CHF. (da admin.ch) 

Per la corsa al Consiglio nazionale sono state registrate 257 campagne con un budget superiore a 50’000 franchi. Due terzi di queste sono gestiti da organizzazioni mantello, associazioni, partiti o altri enti. Il CDF ha inoltre registrato 218 donazioni superiori a 15’000 franchi. 

I dieci maggiori benefattori hanno rappresentato il 40% delle donazioni. Un conteggio finale verrà nuovamente stilato dopo le elezioni. 

La Svizzera ci ha messo molto tempo ad aprirsi a questa trasparenza: per anni, infatti, c’è stata una forte resistenza contro la divulgazione delle informazioni riguardanti le donazioni ai partititi e i finanziamenti delle campagne. È uno degli ultimi Paesi in Europa ad averlo fatto. Attualmente nel Vecchio continente gli unici a non fornire ancora questo tipo d’informazioni sono la Bielorussia e il Kosovo.  

Trasparenza, ma…  

Il professore di scienze politiche all’Università di Losanna Oscar Mazzoleni in un’intervista rilasciata al portale RSI News a luglio ha spiegato che “ci sono forme di finanziamento della campagna elettorale che possono sfuggire ai controlli e alle attuali normative se un milionario vuole spingere con discrezione un proprio candidato”. Da una parte perché i protagonisti delle campagne non sono solo i partiti, ma anche i singoli candidati e candidate, che non sono sottoposti a nessun obbligo di dichiarazione. Dall’altra perché “ci sono tante forme per finanziare una campagna. Un milionario potrebbe, aggirando la donazione, farsi direttamente carico dei costi tipografici dei manifesti”. 

Certo è che il fatto che né i partiti né le singole persone possano accettare donazioni anonime aiuta, almeno in parte, a mantenere un buon livello di trasparenza. 

+ “Solo una minoranza di chi è candidato cerca di aggirare le regole della trasparenza”


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