Dietrofront del Ticino, via libera all’accordo sui frontalieri
Il governo ticinese è tornato sui suoi passi revocando l’obbligo del casellario giudiziale per i frontalieri (permesso G) e per gli stranieri dimoranti (permesso B), dando così luce verde all’intesa tecnica raggiunta nel dicembre 2015 tra Italia e Svizzera sul nuovo sistema impositivo dei lavoratori pendolari residenti oltre confine.
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L’abolizione della misuraCollegamento esterno, giustificata a suo tempo da Bellinzona con ragioni di ordine pubblico, era stata esplicitamente richiesta all’atto della firma dell’intesa preliminare dalle autorità italiane poiché ritenuta discriminante: gli altri cantoni infatti non la prevedono per la manodopera proveniente da altri paesi. La seconda condizione posta da Roma per la firma dell’accordo finale, vale a dire l’applicazione eurocompatibile dell’iniziativa contro l’immigrazione di massa del 9 febbraio 2014, non costituiva più un ostacolo alla luce della legge elaborata dalle Camere federali.
Questo significa che la strada ora è sgombra per l’adozione dell’intesa da parte dei due governi che introduce il nuovo regime fiscale per i frontalieri italiani. Ma le nuove norme non entreranno in vigore a breve. Dopo la prossima firma di Roma e Berna inizierà l’iter parlamentare, durante il quale potranno essere introdotti correttivi e compensazioni, che verosimilmente non si concluderà prima del 2019/2020. Inoltre è previsto un periodo di transizione di 10/15 anni prima che il nuovo regime diventi pienamente operativo.
Nuova tassazione per i frontalieri
Tutto ciò significa che in prospettiva i lavoratori residenti oltre confine, attualmente tassati unicamente (alla fonte) dalla Confederazione – che riversa il 38,8% delle imposte percepite ai comuni italiani di frontiera – saranno tassati anche dall’Agenzia delle Entrate in base alle aliquote italiane, dedotta però la parte già pagata in Svizzera. L’accordo prevede comunque dei correttivi, in parte già in vigore per i frontalieri residenti al di là della fascia di 20 chilometri dal confine, come la franchigia di 7’500 euro sull’imponibile e altre deduzioni e detrazioni varie di cui oggi non gode questa categoria di contribuenti.
Tensioni nel governo ticinese
Da parte sua il governo ticinese, che con l’adozione del casellario giudiziale obbligatorio aveva continuato a sfidare Berna e Roma, si compiace del fatto che il nuovo regime fiscale dovrebbe contribuire a lottare contro il dumping salariale e le pressioni sul mercato del lavoro cantonale esercitate dalla manodopera proveniente da Lombardia e Piemonte. Ma la decisione ha suscitato tensioni all’interno dell’esecutivo ticinese tra i ministri della Lega, che del casellario per i frontalieri avevano fatto il loro vessillo, e gli altri consiglieri di Stato.
In proposito il direttore del Dipartimento cantonale delle istituzioni Norman Gobbi, contravvenendo alla consueta discrezione elvetica in questi frangenti, ha voluto pubblicamente distanziarsi su Facebook dai colleghi.
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Anche perché a livello federale sono pendenti due iniziative per la definizione di un progetto analogo valido però in tutti i cantoni. I benefici fiscali per le casse ticinesi, secondo alcune proiezioni, sono stimati a poche decine di milioni mentre l’incasso per l’erario italiano potrebbe essere dai 300 milioni in su.
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