Cassis chiama Zelensky, esprimendogli la solidarietà di Berna
Il presidente della Confederazione Ignazio Cassis ha parlato sabato al telefono con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.
La Svizzera condanna l’intervento militare russo con estrema fermezza, ha indicato il consigliere federale in merito ai contenuti del colloquio. “Ho espresso la nostra solidarietà all’Ucraina e al popolo ucraino in queste ore buie”, ha scritto il ticinese su Twitter a proposito della conversazione.
Da parte sua il leader ucraino aveva confermato l’appoggio di numerosi politici mondiali. “Sto ricevendo chiamate di sostegno”, ha indicato Zelensky sulla stessa rete sociale. Il presidente ucraino li ha ringraziati per le loro decisioni relative ad aiuti concreti, senza precisare la natura di questi aiuti.
Berna sta con Kiev alle Nazioni Unite
In proposito il Dipartimento federale degli affari esteri (Dfae), diretto da Ignazio Cassis, non ha fornito i dettagli sul colloquio telefonico tra i due presidenti.
Intanto la Svizzera, come aveva anticipato nella notte sempre il Dfae, si è mostrata solidale con il popolo ucraino sostenendo Kiev all’Assemblea generale dell’ONU, dove la Russia ha bloccato con il suo veto – Cina, India ed Emirati Arabi si sono astenuti – la bozza di risoluzione in Consiglio di Sicurezza Onu che la riguardava. Il documento promosso dagli Stai Uniti “deplorava (in origine si parlava di “condanna”) l’aggressione di Mosca dell’Ucraina” e chiedeva il ritiro delle sue truppe.
Intensificazione dei combattimenti a Kiev
Sul piano delle operazioni militari Mosca, probabilmente sorpresa dalla resistenza ucraina, ha annunciato un’offensiva in tutte le direzioni. Fonti del Pentagono riferiscono che sono state inviate decine di migliaia di truppe nelle ultime 24 ore, compresi i riservisti.
Una decisione probabilmente legata al rifiuto di Kiev di intavolare negoziati con i dirigenti russi, anche se nelle prossime ore potrebbero esserci sviluppi sul piano diplomatico.
Secondo il portavoce del ministero della Difesa russo, Konashenkov, durante la notte sono state colpite 821 infrastrutture militari ucraine, di cui 14 piste di atterraggio militari, 19 centri di controllo e nodi di comunicazione, 24 sistemi di difesa aerea missilistica S-300 e Osa, 48 stazioni radar. E sono stati abbattuti 7 aerei da combattimento, 8 elicotteri, 7 droni, 87 carri armati e 28 lanciamissili.
Da parte sua il presidente ucraino ha detto in un videomessaggio alla nazione che “gli occupanti volevano bloccare il centro del nostro Stato e mettere i loro burattini qui come a Donetsk” ma “abbiamo infranto i loro piani“.
Un’intensificazione dei combattimenti vengono segnalati a Kiev durante la notte e nelle prime ore del terzo giorno di operazioni. Esplosioni sono udite sempre più vicine al centro della città, secondo quanto indicano testimoni.
198 morti finora
Nella capitale, secondo quanto affermato dal sindaco Klitschko, sarebbero rimaste ferite decine di persone, 35 civili e due bambini. Nel resto del paese si conterebbero 198 morti, compresi due piccoli, e 1’115 feriti. Altri combattimenti sono stati registrati a sud ovest della capitale.
Da parte sua, il Ministero della difesa russa ha smentito che sia in corso un’offensiva contro Kiev e ha confermato unicamente l’avanzata a Est, nella regione del Donbass, e a Sud, dove i soldati sono entrati dalla penisola della Crimea conquistata nel 2014. Sarebbero circa 50’000 le persone che avrebbero già lasciato il paese.
Una svolta potrebbe però arrivare da Berlino, dove il cancelliere Olaf Scholz ha dato il via libera alla fornitura di mille armi anticarro e 500 missili terra-aria Stinger, l’arma che contribuì in modo determinante alla sconfitta dell’Armata Rossa in Afghanistan negli anni ’80, neutralizzando le forze aeree sovietiche.
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