Attaccato un bus di copti in Egitto, 28 morti
Almeno 28 persone sono morte e altre 25 sono rimaste ferite dopo che un gruppo di uomini armati ha attaccato un bus sul quale viaggiavano cristiani copti. Attacco condannato dal Gran Muftì d'Egitto.
“Uccisi perché si erano rifiutati di convertirsi all’Islam”. Il terrorismo torna a colpire i cristiano-copti in Egitto e questa volta lo fa alla vigilia dell’inizio del mese del Ramadan.
Un commando di uomini armati ha assaltato questa mattina un bus con a bordo decine di copti a Minya, a 220 km a sud del Cairo, compiendo una strage. Tragico il bilancio. Secondo le autorità i morti sono 28, tra cui due bambini di due e quattro anni, ed i feriti 22, mentre stando all’ex portavoce della chiesa copta ortodossa, Anaba Ermya, almeno 35 persone sono rimaste uccise.
Nessuna sigla ha rivendicato al momento il massacro, ma l’attacco porta i segni dell’Isis che dallo scorso dicembre ha colpito la comunità egiziana diverse volte.
Il Papa è profondamente colpito dal “barbaro attacco” che ha provocato morti e feriti, vittime di un “atto di odio insensato”. Bergoglio in un telegramma inviato dal cardinale Parolin al presidente egiziano ha espresso la sua sincera solidarietà a tutte le persone vittime di questo “violento oltraggio”, in un modo particolare “quei bambini che hanno perso la vita”.
In viaggio verso un monastero
I copti stavano andando a visitare un monastero quando sono stati attaccati. “Sul bus c’erano anche tanti bambini. Hanno rubato soldi e oro. Hanno anche chiesto loro di rinunciare a Cristo e diventare musulmani”, ha detto il parroco della chiesa copta San Mina a Roma, Padre Antonio Gabriel al Tg2000. “Se avessero accettato li avrebbero salvati ma i pellegrini hanno rifiutato e sono stati uccisi. Gli hanno messo la pistola sulla testa e sul collo per ucciderli in modo diretto”, ha aggiunto.
Secondo funzionari della sicurezza una decina di assalitori, a bordo di tre suv, col viso coperto, alcuni con divise militari hanno teso loro un’imboscata: saliti a bordo del bus hanno sparato all’impazzata, mentre uno di loro filmava il massacro.
Immediate le condanne da partire da Ue, Israele e Hamas, mentre il presidente Abdel Fattah al Sisi ha dichiarato lo stato di emergenza. Esprimendo i suoi auguri “ai musulmani per un gioioso Ramadan”, Donald Trump ha sottolineato che “quest’anno la festività comincia mentre il mondo piange le vittime innocenti degli attacchi terroristici nel Regno Unito e in Egitto, atti di depravazione contrari allo spirito del Ramadan”. Immenso dolore e ferma condanna da Angelino Alfano.
L’ultima strage a dicembre 2016
L’ultima mattanza contro i copti avvenne la domenica delle Palme quando l’Isis ne uccise 47 in due chiese a Tanta ed Alessandria. A dicembre 2016 un’altra strage. In quella occasione ci furono 49 morti durante una messa a est del Cairo. Intanto Dar al Iftaa, l’autorità egiziana che emette gli editti religiosi (fatwa), ha cancellato le celebrazioni previste oggi alla vigilia dell’inizio del Ramadan. A darne notizia il sito del quotidiano filogovernativo egiziano al Ahram, precisando che il Gran Mufti, Shawqi Allam, a capo di Dar al Iftaa, ha condannato la strage, parlando di una “vile operazione terrorista condotta da estremisti contro un gruppo di fratelli e sorelle cristiane a Minya”.
Chi sono i cristiani copti?
Sono circa otto milioni, il 10 per cento della popolazione, la più grande comunità cristiana del Medio Oriente, ma se continuano attacchi e tensioni sono destinati a diminuire rapidamente: si tratta dei copti d’Egitto, la più importante minoranza del Paese dalle antichissime origini.
La strage di oggi è solo l’ultima in ordine di tempo di una lunghissima scia di sangue. I primi monaci copti vissero in Egitto nel IV secolo e la loro è stata una delle chiese a soffrire di più dall’avanzata islamica nel Nord Africa. Dopo il concilio Vaticano II, Chiesa cattolica e Chiesa copta hanno iniziato un cammino ecumenico di dialogo che ha portato nel 1973 al primo incontro – dopo quindici secoli – tra papa Paolo VI ed il patriarca dei copti, Shenuda III. Insieme decisero di iniziare un dialogo teologico, il cui frutto principale è stata la dichiarazione comune del 12 febbraio 1988.
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