Con Elisabetta II scompare una “bussola nel mondo”
Il presidente della Confederazione Ignazio Cassis ha reso un nuovo omaggio alla sovrana britannica, scomparsa giovedì, mentre la stampa svizzera saluta una regina "che ha segnato un’epoca" e s’interroga sul futuro della monarchia.
Dopo aver fatto le sue condoglianze alla famiglia reale attraverso le reti sociali giovedì, il ministro degli affari esteri svizzero Ignazio Cassis ha tenuto ad esprimere ancora una volta in una conferenza stampa venerdì a Berna la sua ammirazione per la regina Elisabetta II
Definendola una “bussola” per il mondo, Cassis ha dichiarato di essere rimasto colpito dalla “sua umanità e dalla sua lettura del mondo; aveva la capacità di spiegare relazioni complesse in modo semplice”.
Ignazio Cassis è stato uno degli ultimi capi di Stato a incontrare la regina britannica, in aprile al castello di Windsor. “Brillava di gioia di vivere, anche se sapevamo che era già fragile”, ha affermato Cassis. Sebbene la discussione dovesse durare solo 20 minuti, si è protratta per altrettanto tempo. Per il presidente della Confederazione, questo dimostra il “piacere da parte della regina di incontrare nuovamente le persone”. “Ho provato una grande emozione ad essere accolto da una persona e non da una regina”, ha aggiunto.
Protocollo
Il prossimo passo sarà quello di congratularsi con il nuovo re Carlo III. “Gli scriveremo, come prevede il protocollo”, ha spiegato il ministro degli esteri.
Ignazio Cassis non ha voluto commentare quali cambiamenti porterà il nuovo regno. “È certamente una pausa. La fine di un’epoca. Siamo curiosi di vedere cosa farà Carlo III”.
Il presidente della Confederazione dovrebbe partecipare ai funerali della regina.
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Una cesura che apre molti interrogativi
A rendere omaggio alla regina Elisabetta II è naturalmente anche tutta la stampa svizzera, in parte preoccupata però per il “baratro” che si sta aprendo davanti al Regno Unito e alla sua popolazione.
“La roccia della Gran Bretagna moderna non c’è più”, scrivono Tages-Anzeiger, Basler Zeitung e Berner Zeitung. “Probabilmente il mondo non vedrà mai più una vita simile. La regina ha segnato un’epoca: grazie a lei, la monarchia è diventata un pilastro stabilizzante nella costruzione dello Stato britannico […] La corona non è solo un copricapo, né tanto meno una serie Netflix. La corona è il progetto di uno Stato che non ha una Costituzione e deve quindi evolvere e modernizzare con cura i suoi simboli, la sua tradizione e le sue istituzioni”.
Per la Neue Zürcher Zeitung, “la Gran Bretagna sta vivendo un profondo cambiamento […] La Regina Elisabetta II ha simboleggiato la monarchia per generazioni di britannici e britanniche, e molti di loro non possono e non vogliono immaginare un mondo senza la regina […] La regina è sempre stata in grado di mantenere la sua compostezza, rispondendo così al bisogno di stabilità e continuità in un’epoca in cui poco sembra poter durare. Per molti dei suoi sudditi, era diventata una proiezione su cui si riflettevano i loro irraggiungibili desideri di dignità e condotta corretta”.
“La morte di Elisabetta II apre un enorme baratro per la Gran Bretagna”, osserva dal canto suo Le Temps. Non solo la sua morte “porta con sé una parte enorme della storia britannica e mondiale”. Ma senza dubbio costringerà la Gran Bretagna a dimenticare “definitivamente la sua passata grandezza”. La corona che ornava il capo della monarca – prosegue il quotidiano della Svizzera francese – “la rendeva non solo l’emblema dell’unità del regno britannico, ma anche il capo di Stato di altri 15 regni del Commonwealth e una figura centrale in un nugolo di altri 41 Paesi, repubbliche e monarchie”. Saprà Carlo fare altrettanto? Le Temps ne dubita.
Di cesura parlano anche la Luzerner Zeitung, il St. Galler Tagblatt e l’Aargauer Zeitung: “Ha rappresentato l’umanità, la stabilità e ha segnato la Gran Bretagna fino in fondo […] Non c’è dubbio che la morte della monarca rappresenti una profonda cesura e una prova per il Regno Unito, scosso dalle conseguenze della Brexit e dai tentativi di scissione”. Ma è anche un momento storico per i 14 Stati indipendenti di cui la Regina è rimasta a capo fino alla fine, nella lontana Londra”.
“Sulle sue spalle il peso di un secolo”, titola da parte sua il Corriere del Ticino, secondo cui “ciò che l’ha resa venerata e amata è stata la capacità di presentare virtù quasi sconosciute nell’epoca contemporanea: sacrificio, dignità, cura degli altri”. Virtù – prosegue il giornale ticinese – che hanno permesso ad Elisabetta II di riscattare ” i Windsor dalle paludi della soap opera”. Il suo successore avrà però un arduo compito: la regina “incarnava la grandezza, lo splendore, lo sfarzo e la potenza dell’impero che non c’è più”, ma ciò che lascia al figlio “è soltanto lo scettro di una piccola isola e di un regno sempre meno unito, tra i fremiti d’indipendenza della Scozia, i malumori gallesi e l’irredentismo dei cattolici nord-irlandesi”.
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