Contadine e contadini svizzeri sempre più poveri
In occasione dell'annuale conferenza stampa, l'Unione svizzera dei contadini ha chiesto un aumento dei prezzi della produzione, attualmente considerati troppo bassi per sostenere le famiglie che lavorano nel settore agricolo.
Mercoledì, nel corso della sua annuale conferenza stampa, l’Unione svizzera dei contadini (USC) ha chiesto che i prezzi alla produzione nel settore agricolo vengano aumentati del 5-10%. Una richiesta che rispecchia la situazione economica sempre più difficile con la quale si trovano confrontate le aziende agricole elvetiche. Oltre all’aumento dei costi di produzione, le famiglie contadine devono inoltre fare i conti anche con una costante perdita del reddito.
Una situazione poco allegra, ma che non è nuova: da anni il settore è in difficoltà e sempre meno persone scelgono i mestieri dell’agricoltura. Ogni anno nella Confederazione chiudono 500 aziende agricole. A subire le conseguenze dello scarso interesse per questo duro lavoro sono soprattutto le piccole aziende, che chiudono a scapito di quelle grandi (la trasmissione Falò di RSI ha dedicato una puntata a questo tema che può essere visualizzata qui).
Scarso interesse dovuto a più fattori: oltre ai prezzi dei prodotti che crollano, c’è anche l’aspetto pratico del mestiere. Le giornate di un/a contadino/a sono spesso molto lunghe e il tempo libero è poco. Vacanze, hobby, tempo passato con la famiglia sono difficili da conciliare con il mestiere. E le conseguenze sociali sono pesanti: secondo uno studio effettuato dall’Università di Berna nel 2014, in agricoltura il tasso di suicidi è del 37% più alto rispetto ad altri settori. Tanto che nella Svizzera tedesca e in quella francese esistono dei numeri di telefono specifici e dei servizi di assistenza appositi per contadine e contadini in difficoltà. Nella Svizzera italiana, invece, non è stato creato ancora nulla.
Un settore in crisi che chiede alla politica più sostegno. L’aumento dei prezzi alla produzione andrebbe a coprire i costi sempre più elevati che i professionisti e le professioniste del settore devono affrontare.
La situazione economica delle famiglie contadine svizzere è notevolmente peggiorata rispetto allo scorso anno, scrive l’USC nel comunicato stampaCollegamento esterno diffuso mercoledì. “Il reddito per unità di lavoro familiare è diminuito del 4,1% in pianura e del 10,4% in collina. Nella regione di montagna il reddito annuo per un impiego a tempo pieno ammonta a soli 40’100 franchi, ovvero un calo del 6,8%. Nelle regioni collinari e montane l’80% delle aziende agricole non raggiunge un reddito paragonabile”.
La situazione finanziaria difficile è legata però anche a nuove regole, più severe. Tra queste la stretta sui pesticidi. È infatti diminuito il numero di quelli autorizzati in Svizzera e questo porta da una parte a una loro scarsità sul mercato e, di conseguenza, porta a un aumento dei rischi nella produzione. Soprattutto quella “vegetale, che dovrebbe comunque essere incoraggiata”.
Un appello è stato lanciato anche alla popolazione, che ha votato per una riduzione di prodotti fitosanitari: “Dopo essere stati i primi a chiedere un’agricoltura svizzera particolarmente sostenibile, ora gli acquirenti devono pagare il corrispondente valore aggiunto e impegnarsi a comprare le derrate alimentari così prodotte. (…) Prezzi equi e remunerativi forniscono la base per ulteriori miglioramenti del benessere degli animali, della protezione del clima o della promozione della biodiversità”.
No all’iniziativa sulla biodiversità
E a proposito di biodiversità, l’USC ha affrontato il tema dell’imminente votazione. Cittadine e cittadini elvetici saranno chiamati nel 2024 ad esprimersi su questa iniziativaCollegamento esterno, che mira a proteggere in maniera più efficace la diversità biologica in Svizzera, intervenendo in diversi settori: quello agricolo, ma anche quello edilizio e quello della pianificazione territoriale.
La precaria situazione finanziaria del settore agricolo, però, “conduce ad una frustrazione e ad una mancanza di motivazione nei confronti del clima, della biodiversità e nell’ambito del benessere degli animali”, ha ribadito il presidente dell’USC e consigliere nazionale sangallese Markus Ritter (Centro) nel corso della conferenza stampa. Le richieste avanzate dalle organizzazioni ambientaliste – ossia di mettere sotto protezione il 30% della superficie del Paese – “è del tutto sproporzionata”, si legge nella nota. “Secondo queste organizzazioni le aree qualificabili come protette coprono solo l’8% del territorio. Per soddisfare tale requisito sarebbe necessario delimitare altri 880’000 ettari. Tuttavia, l’agricoltura sfrutta circa 1 milione di ettari, di cui quasi 200’000 sono già utilizzati oggi per promuovere la biodiversità. Ogni ettaro di terreno agricolo sottratto alla produzione alimentare aumenta le importazioni e quindi la dipendenza dall’estero. Più terreni agricoli occupiamo in altri paesi, peggiore diventa l’impronta ecologica legata al nostro cibo”.
Secondo l’USC, inoltre, le regole già in vigore nella Confederazione sono sufficienti e per questo motivo invita, insieme ad altri esponenti del settore agricolo, a votare “no” all’iniziativa popolare “Per il futuro della nostra natura e del nostro paesaggio (iniziativa biodiversità)” dato che per loro non sussiste la necessità di introdurre nuove regolamentazioni. Inoltre, le richieste avanzate dalle organizzazioni ambientaliste sono “completamente sproporzionate”, ha dichiarato il direttore dell’USC Martin Rufer.
Insomma, anche per il 2024, le parole d’ordine rimangono le stesse: remunerazione equa e proporzionalità. Anche perché, secondo l’USC, sono due temi intrinsecamente legati: “prezzi più adeguati in grado di coprire i costi sono una base fondamentale che porta al miglioramento di molti ambiti del settore, quali il benessere degli animali, la protezione del clima e la promozione della biodiversità”, ha aggiunto Rufer.
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