Conti bancari di nazisti in Argentina: Credit Suisse non ha trovato prove
Dopo una ricerca durata due anni, la banca svizzera ha indicato di aver scoperto un numero insignificante di conti appartenuti a nazisti vissuti in Argentina a partire dagli anni '30, contrariamente a quanto sostenuto dal Centro Simon Wiesenthal. Negli Stati Uniti le conclusioni dello studio suscitano però polemiche.
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tvsvizzera.it/mar
La vicenda era iniziata nel 2020, quando il Centro Simon Wiesenthal di Los Angeles aveva pubblicato un elenco di 12’000 nazionalsocialisti e simpatizzanti del regime nazista vissuti nel Paese sudamericano a partire dagli anni ’30. Molti di loro, secondo l’organizzazione intitolata al celebre cacciatore di nazisti, avrebbero avuto conti presso la banca elvetica, che all’epoca si chiamava ancora Credito Svizzero. Parte del denaro depositato sarebbe appartenuto a vittime ebree del Terzo Reich.
Le indagini intraprese da Credit Suisse non hanno “trovato alcuna prova” a sostegno delle affermazioni del Centro Simon Wiesenthal, stando a quanto comunicatoCollegamento esterno dalla banca martedì sera.
La società di consulenza incaricata della ricerca ha “identificato otto persone nominate negli elenchi argentini che probabilmente avevano un conto presso il Credito Svizzero nel periodo di riferimento tra il 1933 e il 1945”. Tuttavia, sette di questi conti erano stati chiusi entro il 1937 e solo uno era ancora aperto durante la Seconda guerra mondiale.
Le conclusioni dell’indagine hanno suscitato molte critiche negli Stati Uniti. Una commissione parlamentare accusa la banca svizzera di aver ostacolato le ricerche.
“Le informazioni che abbiamo ricevuto mostrano che Credit Suisse ha stabilito un quadro inutilmente rigido [per le ricerche, ndr] e si è rifiutata di dare seguito alle nuove piste che sono emerse nel corso dell’indagine”, ha dichiarato il senatore repubblicano Chuck Grassley.
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