Continuano le violenze a Gerusalemme
Oggi, che è l’ultimo venerdì di digiuno per il Ramadan, ci sono stati nuovi scontri a Gerusalemme tra manifestanti palestinesi e polizia. Almeno 40 persone sono rimaste ferite e tre sono state arrestate. La situazione è tornata alla calma, ma si temono altre violenze nelle prossime ore. Uno scenario che si ripete quasi quotidianamente da un mese ormai.
I luoghi dove stanno avvenendo i disordini (spianata delle moschee, muro del pianto, moschea di Al Aqsa) sono densi di significato sia per gli ebrei che in questi giorni celebrano la Pesach – la fuga dall’Egitto – che per i musulmani che rispettano il Ramadan. Una sovrapposizione che accende gli animi e che ha spinto le forze israeliane a limitare l’accesso ai luoghi di preghiera, come aveva già fatto l’anno scorso, ottenendo, anche questa volta, un effetto detonatore.
Israele accusa i gruppi islamici – tra cui l’organizzazione terroristica Hamas – di fomentare le tensioni. I palestinesi, dal canto loro, accusano Israele di non fare abbastanza per garantire il divieto di accesso alla spianata agli ebrei.
Nelle ultime due settimane gli scontri con la polizia a Gerusalemme hanno portato al ferimento di 250 persone, ma le violenze si sono estese anche al resto del Paese: a fine marzo quattro attacchi sul territorio israeliano hanno provocato 14 morti. Tel Aviv ha prontamente risposto in Cisgiordania: nelle operazioni hanno perso la vita 29 militanti palestinesi.
Le premesse, insomma, sono preoccupanti per la fine del Ramadan domenica prossima quando tradizionalmente migliaia di persone raggiungono Al Aqsa per festeggiare la conclusione del digiuno.
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