COP26, tra promesse e disillusioni
Alla Conferenza sul clima di Glasgow i principali leader del pianeta hanno annunciato misure per fermare la deforestazione. Ma per i giovani ambientalisti riuniti nella città scozzese, il vertice resta un "bla bla bla".
Oltre cento Paesi si sono impegnati martedì a porre fine alla deforestazione nel prossimo decennio. Una promessa che, secondo gli esperti, sarebbe fondamentale per limitare gli effetti del cambiamento climatico, ma che è già stata fatta e disattesa in passato.
A sottoscrivere l’intesa sono stati i leader di Stati che coprono l’85% del patrimonio forestale nel mondo. Tra di essi: Brasile, Cina, Congo, Indonesia, Russia e Stati Uniti.
Per cercare di fermare la deforestazione sono stati promessi circa 19 miliardi di dollari in fondi pubblici e privati.
Il premier britannico Boris Johnson ha dichiarato che grazie “agli impegni senza precedenti di oggi, avremo la possibilità di porre fine alla lunga storia dell’umanità come conquistatrice della natura, e diventare invece la sua custode”.
Oltre ad essere importanti ecosistemi, le foreste svolgono un ruolo molto importante per assorbire l’anidride carbonica, il principale gas a effetto serra. Gli alberi sono uno dei principali cosiddetti pozzi di carbonio del mondo.
Ma il valore del legno come merce e la crescente domanda di terreni agricoli e pastorali stanno portando al taglio diffuso e spesso illegale delle foreste, in particolare nei Paesi in via di sviluppo.
Vane promesse
Per gli attivisti climatici riuniti al Festival Park di Glasgow, praticamente di fronte al Centro congressuale dove si tiene la Cop26, ma dalla parte opposta del fiume Clyde, le promesse dei leader del pianeta sono solo un inutile “bla bla bla”.
“I veri leader non sono là dentro, i veri leader siamo noi”, ha scandito l’ecologista svedese Greta Thunberg, puntando il dito contro l’inerzia attribuita ai potenti sull’emergenza ambiente.
Dalla Svizzera investimenti verdi
A Glasgow sono presenti anche tre consiglieri federali: il presidente della Confederazione Guy Parmelin, la ministra dell’ambiente Simonetta Sommaruga e il ministro delle finanze Ueli Maurer. Quest’ultimo si recherà mercoledì in Scozia per promuovere la Svizzera come centro finanziario per investimenti sostenibili. Ormai quasi tutte le banche elvetiche si sono gettate nel mercato della green economy.
Secondo Maurer, la Svizzera “è probabilmente una delle piazze finanziarie più verdi. Ma dobbiamo essere onesti, siamo solo all’inizio di questo cambiamento. Si cerca di investire in fondi sostenibili. Ma va ancora definito con chiarezza cosa è ecologico e cosa non lo è in questo ambito. Non c’è ancora uno standard riconosciuto a livello internazionale”. Gli investimenti nel solare e nell’eolico, per esempio, sono considerati sostenibili, ma Così non è per il nucleare. L’Unione europea vorrebbe metterlo in questa categoria, ma, aggiunge Maurer, “è necessario un approccio comune di tutti i Paesi”.
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