Tonfo storico del prodotto interno lordo svizzero
Nel secondo trimestre del 2020, il Pil svizzero è crollato dell'8,2%. È il calo più importante mai registrato dall'inizio dei rilevamenti trimestrali nel 1980.
La Svizzera è entrata ufficialmente in recessione dopo la diminuzione per due trimestri consecutivi del prodotto interno lordo.
Tra gennaio e marzo, il calo era stato del 2,5%. Il vero e proprio crollo lo si è però registrato tra aprile e giugno, con una diminuzione dell’8,2%.
Il tonfo era naturalmente atteso. Tuttavia, “nel confronto internazionale, la struttura settoriale” dell’economia svizzera “ha contribuito a limitare i danni”, osserva la Segreteria di Stato dell’economia.
A tenere a galla l’economia elvetica è stato il settore farmaceutico, che ha incrementato i fatturati, impedendo “un crollo ancora più marcato di tutta quanta l’industria manifatturiera (-9%)”, indica la Segreteria di Stato dell’economia.
A soffrire sono soprattutto altri settori dell’industria: macchinari, metallurgia, strumenti di precisione e orologeria, che lamentano un drastico calo delle esportazioni.
Per quanto concerne i servizi, la crisi ha colpito in particolare i settori dell’alloggio e della ristorazione (-54,2%) e dei trasporti e della comunicazione (-21,7%).
Anche qui, però, la struttura settoriale ha avuto un “effetto stabilizzante”. Nel commercio, ad esempio, il calo della creazione di valore (-3,6%) è risultato relativamente lieve.
“In Svizzera – scrive la Seco – i servizi orientati al turismo contribuiscono al Pil con una percentuale più esigua che nella maggior parte dei Paesi limitrofi”.
Da osservare ancora che il consumo privato è diminuito dell’8,6% e che i canali di vendita alternativi, in particolare l’online, “hanno saputo compensare le perdite soltanto parzialmente”.
tvsvizzera.it/mar con RSI (TG del 27.8.2020)
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