Per la tracciatura dei contatti due giorni non bastano
Attualmente quando qualcuno risulta positivo al Sars-CoV2 si cercano i contatti fino a due giorni prima dell'insorgenza della malattia. Secondo un'analisi del Politecnico federale di Zurigo, bisognerebbe però risalire fino ad almeno quattro giorni.
Nella maggior parte dei Paesi del mondo, la tracciatura dei contatti si basa su uno studio dell’Università di Hong Kong, secondo cui l’individuo infetto è contagioso al più presto 48 ore prima che si manifestino i sintomi. Di conseguenza, se qualcuno risulta positivo al virus, gli incaricati del ‘contact tracing’ cercano di reperire tutte le persone con cui il contagiato è entrato in contatto fino a due giorni prima dell’insorgenza della malattia.
Lo studio di Hong Kong, però, contiene un errore, stando a un’analisi del Politecnico federale di Zurigo (ETHZ), pubblicata sulla rivista Swiss Medical WeeklyCollegamento esterno. “Eliminando questo errore – spiega alla Radiotelevisione svizzera Sebastian Bonhoeffer, professore di biologia teorica all’ETHZ – si arriva alla conclusione che bisogna ricostruire i contatti della persona infetta non solo negli ultimi due giorni, ma preferibilmente degli ultimi tre o quattro”.
Per il momento la prassi non è stata modificata. L’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) ha preso atto della correzione e sta valutando lo studio e i suoi possibili effetti sulla tracciatura dei contatti, ha dichiarato all’agenzia Keystone-ATS il portavoce dell’UFSP Yann Hulmann. Del tema si occuperà prossimamente il gruppo di lavoro (National Covid-19 Science Task Force) creato dal Governo. “Al momento non possiamo quindi dire se seguiremo la proposta”, ha aggiunto Hulmann.
L’analisi dell’ETHZ potrebbe avere ripercussioni anche a livello internazionale. L’Organizzazione mondiale della sanità e le autorità europee sono state avvertite e bisognerà ora vedere se la prassi seguita finora per la tracciatura dei contatti sarà modificata.
Problemi nelle segnalazioni
Per quanto concerne la Svizzera, vi è anche un altro grande problema nel ricostruire le catene di infezione: secondo un’analisi dell’UFSP, l’ufficio riceve nel migliore dei casi una segnalazione medica di nuova infezione ogni due effettive.
PLACEHOLDERCiò non significa che il numero di casi reali è doppio rispetto a quello comunicato ogni giorno, bensì che per la metà delle persone contagiate le autorità non dispongono di informazioni importanti, quali i fattori di rischio e i luoghi di infezione. La prassi prevede infatti che per ogni contagio ci siano due formulari da fornire a Berna: il primo è quello del laboratorio, utile per contare i casi, ma che contiene poche informazioni; il secondo è quello trasmesso dal medico curante che, appunto, spesso non è trasmesso o è incompleto.
Inoltre, anche il trasferimento dei dati dei monitoraggi cantonali alla Confederazione continua a creare difficoltà. Secondo il domenicale “SonntagsBlick”, ad esempio, molti cantoni lavorano con sistemi informatici “rudimentali” e lo scambio oltre i confini cantonali è soggetto a errori.
In questo contesto Hulmann ha fatto riferimento alla prevista banca dati e al nuovo sistema informatico di Confederazione e Cantoni – annunciati a inizio mese – che consentiranno di ricevere dati aggiornati e una valutazione più semplice e rapida del tracciamento dei contatti.
Intanto, per migliorare il coordinamento nella crisi del coronavirus, la presidente della Confederazione Simonetta Sommaruga ha invitato i rappresentanti cantonali a un incontro a Berna la prossima settimana. Vi parteciperanno i presidenti delle conferenze cantonali dei direttori della sanità, dell’economia pubblica e dei governi cantonali. Saranno inoltre presenti anche i ministri della sanità Alain Berset e dell’economia Guy Parmelin.
Secondo i dati diffusi domenica dall’UFSP, nell’ultima settimana sono stati segnalati 1521 casi confermati di Covid-19, quasi 500 in più rispetto a una settimana prima. In totale il numero di contagi dall’inizio dell’epidemia in Svizzera e Liechtenstein ha quindi raggiunto quota 38’124, con 1716 decessi. L’incidenza delle infezioni è salita a 444,2 per 100’000 abitanti.
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