Criminalità finanziaria, Berna criticata da Transparency Int.
La Svizzera deve impegnarsi nella strategia contro la criminalità finanziaria ed economica. A dirlo è Transparency International, organizzazione non governativa che ha pubblicato oggi il suo rapporto annuale.
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tvsvizzera/spal/ats con RSI (TG del 19.4.2018)
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Nonostante i passi avanti effettuati nel corso degli ultimi anni, scrive sempre l’ong con sede a Berlino, la Confederazione, che è una delle principali piazze finanziarie mondiali, “è costantemente in ritardo nella lotta contro il riciclaggio di denaro e la corruzione”, e questo “è intollerabile”. In particolare viene sottolineato che l’ordinamento elvetico presenta “vuoti legislativi che vanno colmati al più presto”.
Se da un lato, afferma il rapporto di TI, è infatti vero che “Berna ha adottato misure sufficienti nella valutazione dei rischi, l’acquisizione di informazioni da parte delle imprese e la cooperazione tra autorità”, dall’altro “presenta ritardi” rispetto a paesi come Regno Unito, Francia, Italia e Spagna.
Transparency International mette in risalto il fatto che gli intermediari, tra cui le banche, non sono tenuti a verificare l’esattezza delle informazioni fornite dai loro clienti sull’identità dei titolari di relazioni finanziarie e questa prescrizione costituisce una “misura indispensabile per l’individuazione di averi illeciti”. E la normativa sul riciclaggio, che ha un “campo d’applicazione troppo ridotto”, andrebbe estesa alle attività di avvocati, notai, agenti immobiliari e intermediari di opere d’arte e di beni di lusso, che possono celare fini illeciti.
Nella valutazione complessiva di Transparency, che prende in esame 23 paesi, la Svizzera si colloca comunque nel primo terzo, che indica la fascia degli Stati più virtuosi in questa speciale classifica.
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