Farmaci, differenza di prezzo tra Svizzera ed estero sempre più alta
Tra il 2020 e il 2021 il divario tra i prezzi dei medicinali venduti in Svizzera e gli stessi venduti in alcuni Paesi europei comparabili è ulteriormente cresciuto. Le differenze sono importanti soprattutto per i generici.
Che lo stesso farmaco costi molto di più in Svizzera rispetto ad altri Stati europei non è una novità. Basta navigare sui siti di qualsiasi farmacia online per rendersene conto. Per una semplice confezione di ibuprofene, nella Confederazione si sborsa facilmente più del doppio.
L’anno scorso, questo fossato si è allargato ancor di più, secondo i dati resi noti giovedì da Interpharma e da santésuisse, le organizzazioni ombrello rispettivamente del settore farmaceutico e delle assicurazioni malattie.
Per 250 preparati brevettati, che rappresentano circa la metà del fatturato complessivo di 7,6 miliardi di franchi, la differenza di prezzo è passata dal +4,5% nell’aprile del 2020 al +6,9% nell’aprile del 2021. Per i farmaci il cui brevetto è scaduto, lo scarto è invece salito dal 10 all’11,5%. Per i generici il divario è ancora più enorme: lo stesso medicinale costa in Svizzera il 45,2% in più (contro il 42% un anno prima) rispetto ai Paesi presi in considerazione nell’analisi (Germania, Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Gran Bretagna, Paesi Bassi e Svezia).
“Le differenze di prezzo sono ulteriormente aumentate rispetto all’anno prima in tutti i gruppi di medicinali e chi paga i premi [dell’assicurazione malattie, ndr] lo può sfortunatamente osservare molto direttamente”, sottolinea Verena Nold, direttrice di santésuisse. “Per i medicinali protetti da brevetto, in Svizzera sborsiamo oltre 200 milioni in più che nei Paesi oggetto del paragone e per i generici quasi il doppio”.
Grosse differenze sin dalla fabbricazione
Il prezzo di fabbrica può essere particolarmente significativo nel determinare il costo di queste copie di medicinali originali. Ad esempio, Sandoz fa pagare 50,66 franchi per una scatola di 100 compresse di Atorvastatina da 10 mg venduta in Svizzera, mentre la filiale di Novartis per i generici chiede solo 5,65 euro (6,19 franchi al cambio attuale) per una confezione di 98 pastiglie in Belgio.
Solo su territorio elvetico la differenza media di prezzo tra la versione generica di questo farmaco (utilizzato per abbassare il tenore di colesterolo e trigliceridi nel sangue) e la versione originale supera il doppio (32 contro 76 franchi).
Tasso di cambio
L’aumento tra il 2020 e il 2021 si spiega principalmente con l’evoluzione del tasso di cambio, indicano Santésuisse e Interpharma.
Il problema è però ben più profondo ed è legato soprattutto al sistema di fissazione dei prezzi da parte della Confederazione, che li stabilisce ogni tre anni sulla base di una serie di criteri, dopo negoziazione coi fabbricanti. Un sistema assai complicato e considerato piuttosto opaco, come denunciato più volte in passato, anche se recentemente sono stati fatti sforzi per renderlo più trasparente.
Le ricette di santésuisse
Per santésuisse, l’istituzione di un sistema di prezzi di riferimento, la priorità accordata alla prescrizione di generici (che rappresentano una quota di mercato di appena il 18% in Svizzera contro fino al 50% in Austria) e un allentamento del principio di territorialità per il rimborso dei medicinali (l’assicurazione malattie rimborsa il paziente solo se il farmaco è stato acquistato in Svizzera) permetterebbero di risparmiare 350 milioni di franchi all’anno.
Una riduzione dei margini della distribuzione genererebbe un’economia supplementare di circa 330 milioni di franchi, mentre il passaggio a una revisione annuale dei criteri di inclusione nella lista delle specialità per i farmaci protetti o no da un brevetto rappresenterebbe un potenziale di risparmio supplementare di 100 milioni.
I 780 milioni di economie potenziali corrispondono a una riduzione del 2,3% dei premi di cassa malattia, o un risparmio di 85 franchi all’anno per assicurato, secondo santésuisse.
L’associazione ombrello dell’industria farmaceutica Interpharma non è invece sulla stessa lunghezza d’onda e chiede il mantenimento della revisione triennale dei prezzi e si oppone alle importazioni parallele di prodotti protetti da brevetto. Importazioni che – sostiene l’organizzazione – metterebbero in pericolo la sicurezza dei pazienti.
tvsvizzera.it/mar/ats
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