Credit Suisse, la fine di un’era
A Zurigo si è conclusa quella che probabilmente sarà l'ultima assemblea degli azionisti di Credit Suisse. Il piano di retribuzione per la direzione è stato respinto, mentre il consiglio di amministrazione è stato rieletto.
Aprendo l’assemblea generale della banca, il presidente di Credit Suisse Axel Lehmann si è scusato con gli azionisti, che hanno visto crollare il loro investimento. Dal 19 marzo scorso, infatti, l’azione CS vale solo 76 centesimi di franco, dopo che UBS ha acquisito la rivale per tre miliardi.
“Mi scuso per non essere stato in grado di arginare la perdita di fiducia che si stava accumulando da diversi anni e per avervi deluso”, ha dichiarato Lehmann.
Ad accogliere martedì le quasi 2’000 persone recatesi all’Hallenstadion vi era lo scafo di una nave che affonda con la scritta “Crisis Suisse”. Un gruppo di persone ha infatti inscenato una protesta contro quanto avvenuto.
Oltre al danno la beffa
Gli azionisti, oltre a perdere molto denaro, non hanno neppure potuto votare sulla fusione, come di solito avviene.
Il Governo svizzero ha infatti fatto ricorso al diritto d’urgenza per evitare che la transazione fosse sottoposta al voto dell’azionariato. Altri giorni di attesa avrebbero probabilmente rappresentato la sentenza di morte per Credit Suisse.
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“Ho perso 10’000 franchi svizzeri”, ha detto all’Agence France Presse Stephan Denzler, un piccolo azionista, all’ingresso dell’assemblea generale, con le lacrime agli occhi.
“Non è molto, ma per la mia famiglia è un sacco di soldi. A volte ci rido sopra, altre volte sono molto arrabbiato”, ha aggiunto.
“Penso che sia uno scandalo quello che il Governo federale ha fatto con la sua decisione di far ricorso al diritto d’emergenza”, ha dichiarato un altro azionista all’AFP.
“Ho comprato di recente e ho perso tutto, naturalmente”, ha proseguito, spiegando che aveva voluto scommettere sul successo del piano di ristrutturazione presentato in autunno dalla banca, “sperando che con la nuova strategia il mercato azionario sarebbe salito, ma non ha funzionato. Così ho perso una somma a sei zeri”.
“Per noi, il problema è capire le responsabilità e chiedere al consiglio di amministrazione se indagherà sugli ex dirigenti che hanno causato questo tracollo”, ha dichiarato all’AFP Vincent Kaufmann, direttore della fondazione Ethos che da un quarto di secolo si batte per una finanza più responsabile.
Rieletto il CdA
L’assemblea generale ha rieletto i sette membri del consiglio di amministrazione (CdA) che chiedevano la conferma del loro mandato, primo fra tutti il presidente Axel Lehmann.
Gli azionisti hanno dato la loro approvazione con percentuali di voti comprese fra il 50% e il 56% dei voti. In precedenza, Lehmann aveva sottolineato quanto fosse importante confermare i sette manager: è infatti il numero minimo fissato dagli statuti. Cinque dei dodici membri non hanno auspicato la rielezione.
“Abbiamo ancora bisogno di un consiglio di amministrazione per due o tre mesi”, ha detto il presidente. Serviranno per portare avanti la “fase di transizione” verso la fusione con UBS.
Nei giorni scorsi non erano mancate voci anche importanti – per esempio quelle della società di consulenza americana Glass Lewis o del fondo sovrano norvegese – che si erano espresse contro la rielezione di Lehmann e di altri consiglieri d’amministrazione.
Respinto il piano di retribuzione
Gli azionisti hanno anche accettato a una corta maggioranza (50,42%) i compensi previsti per il CdA, ossia 13 milioni di franchi al massimo.
La proposta di assegnare alla dirigenza, tra cui l’amministratore delegato Ulrich Körner, una retribuzione di base di 34 milioni non ha invece ottenuto il 50% dei voti necessari: solo il 48,23% degli azionisti si è detto d’accordo.
“Dovremo pensare a che risposta dare”, ha dichiarato Axel Lehmann. Il CdA dovrà ora proporre una soluzione alternativa accettabile per gli azionisti.
Azionisti ai quali non è invece stato chiesto di sollevare il consiglio di amministrazione dalle responsabilità legali relative a questi ultimi 12 mesi. Un altro punto rimosso dall’ordine del giorno è stata la proposta di assegnare ai dirigenti un bonus per la ristrutturazione, dato che il piano non è mai stato completato.
Non si è parlato dei tagli al personale
Del personale si è parlato assai poco nelle cinque ore di assemblea, cosa peraltro normale visto che la riunione concerneva chi ha le leve del fattore capitale. Ma anche in quest’ultimo ambito non sono emerse novità: sebbene sollecitato da diversi azionisti, Lehmann non è entrato nei dettagli del piano di acquisizione da parte di UBS stabilito nel fine settimana culminato nella conferenza stampa indetta dal Consiglio federale domenica 19 marzo.
Un applauso finale
Dopo cinque ore di riunione sono arrivati anche gli applausi a scena aperta per Lehmann: un azionista ha approfittato dell’intervento per mostrare il suo apprezzamento per il modo molto professionale in cui il presidente stava portando avanti il difficile compito odierno. “Complimenti!”, ha detto e la sala ha battuto le mani. Ulteriori manifestazioni di assenso sono giunte subito dopo quando il 64enne, sollecitato da un altro azionista, è tornato a scusarsi personalmente per quanto accaduto alla società.
Le ultime parole pronunciate da Lehmann sono state all’insegna della tristezza per un passato che tramonta, ma anche di speranza per il nuovo futuro in seno a UBS.
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