Credit Suisse nella bufera
Le voci di un possibile fallimento del Credit Suisse hanno fatto precipitare la quotazione dei titoli azionari. Attesa per le comunicazioni del 27 ottobre.
Dopo il tonfo di lunedì in borsa, seguito al messaggio del ceo Ulrich Körner che intendeva rassicurare dipendenti e investitori sulla salute della banca – ma che ha avuto l’effetto contrario – il titolo di Credit Suisse è rimbalzato oggi, martedì, sui mercati apprezzandosi di oltre il 7% a una quotazione superiore ai 4 franchi (una trentina di centesimi sopra al minimo storico toccato lunedì).
Oggi il quadro generale viene visto meno sfavorevole, come certifica ad esempio un’analisi della banca Oddo BHF, secondo cui Credit Suisse ha un coefficiente di fondi propri di qualità primaria (Common Equity Tier 1, CET1) paragonabile a quello di altri analoghi istituti quali UBS, HSBC, Deutsche Bank et BNP Paribas. Inoltre il coefficiente di liquidità a corto termine è più elevato di quello di altri operatori.
L’ammissione comunque che la banca sta vivendo un “momento critico”, in conseguenza del quale a breve sarà comunicato un nuovo piano strategico, aveva alimentato la diffidenza verso un istituto che ha subito perdite miliardarie e gravi scandali, come quelli di Archegos e Greensill.
Ulrich Körner, alla direzione dallo scorso luglio, sta lavorando alla revisione delle strategie della banca, che verrà resa nota il 27 ottobre in occasione dei risultati del terzo trimestre.
Il mercato si aspetta una drastica cura dimagrante, con cessione di asset, uscita da rami di attività ad alto rischio, revisione dei business e soprattutto taglio di migliaia di dipendenti. L’obiettivo è ridurre, nel medio termine, i costi a 15,5 miliardi di franchi (dai 19 miliardi del 2021) e ripartire con una banca meno soggetta a rischi finanziari.
Ma il mercato teme anche l’annuncio imminente di un aumento di capitale con cui sarà finanziata la ristrutturazione. Gli analisti di Deutsche Bank e Kwb hanno ipotizzato 4 miliardi di franchi nonostante una posizione patrimoniale che al 30 giugno scorso si trovava ancora al 13,5%, perfettamente in linea con il target del 13-14% fissato per il 2022 e ben al di sopra del 10% richiesto dalle autorità elvetiche.
C’è poi da aggiungere che Credit Suisse, analogamente a UBS, è “too big to fail”: se Ulrich Körner non ce la dovesse fare, il gruppo elvetico sarà verosimilmente rilevato da un concorrente o verrà salvato dal governo svizzero.
In conformità con gli standard di JTI
Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative
Se volete segnalare errori fattuali, inviateci un’e-mail all’indirizzo tvsvizzera@swissinfo.ch.