La legge sulle imprese artigianali in vigore in Ticino crea malumori non solo in Svizzera e nella vicina Italia, ma anche a Bruxelles, che l’ha inserita nella lista delle misure protezionistiche discriminatorie.
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tvsvizzera.it/mar con RSI (TG del
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Ogni anno, la Commissione europea sulle barriere al commercio e agli investimenti pubblica un rapporto nel quale stila un bilancio delle misure protezionistiche nel mondo. E da lunedì in questa lista figura anche la Legge sulle imprese artigianali (LIA).
Questa legge, entrata in vigore nell’ottobre del 2016 e voluta per combattere la concorrenza sleale, specie quella dei ‘padroncini’ provenienti dall’Italia, costituirebbe un ostacolo per i professionisti europei che vogliono offrire servizi lavorativi in Ticino.
La norma sarà così tematizzata all’interno della commissione mista composta da rappresentanti della Svizzera e dell’Unione Europea. Contro la legge pendono inoltre alcuni ricorsi – uno emanante dalla Commissione della concorrenza – sui quali dovrà pronunciarsi il Tribunale cantonale amministrativo.
Quasi 400 ostacoli
La Commissione UE ha registrato complessivamente 36 nuovi ostacoli al commercio, tre dei quali in Svizzera. La LIA, come detto, la nuova normativa per il pagamento dell’IVA per le imprese estere e una disposizione doganale sulle carni stagionate.
La lista comprende ora 372 misure. La maggior parte di queste sono originate dai paesi che appartengono al G20, in particolare da Russia, Brasile, Cina e India. L’UE è però riuscita anche a fare rimuovere 20 ostacoli, che rappresentavano esportazioni per 4,2 miliardi di euro con Cina, Corea del Sud, Ucraina e Israele.
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