La Svizzera non si occupa nel modo corretto dei rifugiati bambini secondo quanto sostiene la Caritas che denuncia lacune procedurali e sensibili differenze di trattamento tra i vari cantoni.
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tvsvizzera/spal con RSI (TG del 13.6.2017)
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In particolare, secondo l’organizzazione cattolica, sono urgenti interventi nei centri federali di registrazione, nell’alloggio e nella presa a carico e sul piano scolastico.
Riguardo al primo punto la Caritas osserva che i bambini non vengono sufficientemente informati riguardo ai loro diritti, sulla procedura d’asilo e sul fatto che debbano disporre di una persona adulta di riferimento. Ma anche i criteri adottati per ricostruire l’età dei candidati non sembra esente da critiche.
Il secondo punto di criticità concerne l’accoglienza, con differenze che l’organizzazione definisce enormi fra i vari cantoni. Alcuni di questi offrono solo centri che ospitano oltre una sessantina di ragazzi e adolescenti senza alcun programma socio-pedagogico e senza personale qualificato. Altri cantoni dispongono di strutture migliori, ma l’offerta è comunque inferiore rispetto a quella per i bambini residenti.
Ma vi è anche un problema concerne la scolarizzazione e la formazione. La velocità con cui i ragazzi sono effettivamente integrati nella scuola pubblica varia da cantone a cantone e se hanno più di 16 anni non possono più frequentare la scuola obbligatoria. In questo caso, sottolinea l’organismo pastorale, viene loro negata la possibilità di seguire un apprendistato.
Negli ultimi anni il numero di minori non accompagnati giunti in Svizzera è fortemente aumentato. Da alcune centinaia nel 2014 essi sono saliti a oltre 2’700 nel 2015 e a 2’000 l’anno seguente. Alla fine del 2016 erano 5’800 in Svizzera, la gran parte originari di Eritrea (2’351), Afghanistan (1’424), Somalia (409) e Siria (314).
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