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500 anni fa la Riforma

Le celebrazioni per il 500esimo della Riforma hanno fatto tappa questo pomeriggio a Zurigo nella chiesa di Grossmünster. La città di Zurigo e la Svizzera hanno avuto un ruolo importante nella propagazione della fede protestante.

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Le celebrazioni per i 500 anni dalla pubblicazione delle 95 tesi di Martin Lutero hanno preso il via agli inizi di novembre a Ginevra con l’inaugurazione di un “camion della Riforma” che percorrerà 19 paesi europei, con tappe in tutte le 67 “città della Riforma”.

In Germania, centinaia di migliaia di visitatori saranno attesi dal 20 maggio al 10 settembre a Wittenberg, la città tedesca teatro delle attività del teologo Martin Lutero, dove sarà inaugurata un’esposizione mondiale intitolata “Le Porte della Libertà”.

Un po’ di storia

Torniamo all’inizio del ‘500. Il clima religioso, culturale e sociale era in subbuglio: da tempo circolavano voci che chiedevano una riforma della chiesa, il Rinascimento aveva messo in evidenza una nuova sete di conoscenza, l’invenzione della stampa permetteva una migliore circolazione delle idee, nuove scoperte geografiche stavano cambiando l’immagine del mondo, ceti sociali e autorità delle città chiedevano più spazi di autonomia.

I riformatori svizzeri

Le guide del movimento furono molte. A Zurigo si impose Zwingli – a cui succedette, dopo la morte, Heinrich Bullinger -, a Ginevra fu Giovanni Calvino, oriundo francese, a Neuchâtel Farel, a Berna Niklaus Manuel e Berchtold Haller, a Basilea Oecolampad, a San Gallo Vadian, a Coira Comander, in Engadina Philip Gallicius, nelle vallate meridionali dei Grigioni Pier Paolo Vergerio e Agostino Mainardo di Chiavenna. A secolo inoltrato e quando il Concilio di Trento – convocato dal papa per serrare le fila di chi gli era rimasto fedele – chiuse i suoi lavori, l’Europa, ma anche la Svizzera, era ormai divisa in due campi confessionali distinti.

Il movimento che portò, nel giro di pochi decenni, anche in Svizzera, alla nascita di una nuova chiesa, riformata e staccata da quella che rimaneva sotto l’autorità del papa di Roma, scaturì da questa situazione, di cui seppe cogliere le aspirazioni sottolineando nel contempo la libertà e la responsabilità dei cristiani. A livello locale, il movimento di riforma si intrecciò anche con rivendicazioni di tipo politico: nei Grigioni i comuni chiedevano di poter eleggere autonomamente il proprio parroco, a Zurigo e Ginevra il consiglio cittadino si ribellò contro l’autorità del vescovo.

La separazione provocò numerosi esodi. Da Locarno partirono, nel 1555, alla volta di Zurigo, oltre un centinaio di protestanti, espulsi a causa della loro fede. Da Lucca una folta colonia di protestanti riparò a Ginevra, città a cui diede commercianti e accademici brillanti. Dalla Valtellina i protestanti scampati alla strage del’estate 1620 ripararono in Val Bregaglia, a Coira e a Zurigo. Dalla Francia, decine di migliaia di protestanti espulsi dal Re Sole fuggirono in direzione dei cantoni svizzeri: a Ginevra, per fare loro posto, le case crebbero di tre-quattro piani raggiungendo altezze vertiginose, a Sciaffusa il numero di profughi arrivò ad essere il doppio di quello della popolazione locale.

Alla fine del Cinquecento il protestantesimo svizzero aveva ormai assunto una precisa forma organizzativa – dettata da Giovanni Calvino -, e una linea teologica comune – riassunta nella Confessione di fede elvetica formulata dallo zurighese Heinrich Bullinger. Non tutti i rivoli sgorgati dalla Riforma si lasciarono però ricondurre a un denominatore comune: l’ala dissidente anabattista si oppose, in nome di una più radicale interpretazione del dettato evangelico. Agli anabattisti non rimase altro che lasciare il Paese – capitò al gruppo che diede origine, negli Stati Uniti, al movimento degli amish -, oppure ritirarsi in aree discoste – fu il caso dei mennoniti, nelle alte valli del Giura bernese.

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