Dagli USA via libera all’acquisizione di Credit Suisse da parte di UBS
Il cda della Federal Reserve ha approvato venerdì l'acquisizione da parte di UBS delle filiali statunitensi del Credit Suisse, eliminando un altro importante ostacolo per il completamento dell'operazione di salvataggio promossa dalla Svizzera.
UBS si è impegnata a fornire alla banca centrale statunitense un piano di attuazione per integrare le proprie attività e operazioni negli Stati Uniti con quelle del Credit Suisse entro tre mesi dalla conclusione dell’operazione, ha dichiarato il Board della Fed in un comunicato. Il piano includerà requisiti più severi, tra cui diversi standard di liquidità, dovuti alle maggiori dimensioni dell’istituto.
La banca centrale statunitense è tenuta a condurre una revisione delle fusioni bancarie quando una banca con oltre 250 miliardi di dollari (223 miliardi di franchi svizzeri) di attività totali acquista azioni con diritto di voto di una società con attività pari o superiori a 10 miliardi di dollari.
UBS aveva richiesto l’approvazione della fusione alla Fed il 22 marzo, ha dichiarato la Fed.
Dopo anni di scandali e perdite, il Credit Suisse, che ha 167 anni, è stato sull’orlo del collasso prima di venire salvato dalla fusione con l’ex rivale UBS, progettata e finanziata dalle autorità svizzere il mese scorso. UBS ha accettato di acquistare Credit Suisse per 3 miliardi di franchi svizzeri (3,3 miliardi di dollari), cifra che è inferiore al suo precedente valore di mercato.
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Le autorità svizzere e UBS si sono date da fare per chiudere l’acquisizione di Credit Suisse entro un mese, nel tentativo di mantenere i clienti e i dipendenti dell’istituto di credito.
All’inizio del mese UBS ha ottenuto un’approvazione temporanea da parte delle autorità antitrust dell’Unione Europea, ma deve ancora ottenere l’autorizzazione in base alle norme UE sulle fusioni. La Banca d’Inghilterra ha approvato l’acquisizione nel Regno Unito, hanno dichiarato a Reuters persone vicine ai responsabili di questa vicenda.
UBS ha dichiarato di aspettarsi che l’operazione crei un’azienda con oltre 5.000 miliardi di dollari di asset totali investiti.
In base all’operazione di acquisizione, i detentori di obbligazioni AT1 del Credit Suisse non riceveranno nulla, mentre gli azionisti, che di solito si collocano al di sotto degli obbligazionisti in termini di remunerazione, riceveranno 3,23 miliardi di dollari.
La Fed sottopone le imprese con più di 700 miliardi di dollari di attività, o con più di 75 miliardi di dollari di attività internazionali, a una supervisione rafforzata, che comprende stress test annuali condotti dall’azienda e maggiori standard di liquidità.
Anche la ministra delle Finanze e il capo della Banca Nazionale a Washington
Venerdì, la ministra delle Finanze svizzero Karin Keller-Sutter ha dichiarato a Washington che “è stato riconosciuto a livello internazionale che la soluzione trovata [dalla Svizzera] ha contribuito a evitare una crisi finanziaria internazionale”. Keller-Sutter si trovava nella capitale statunitense per le riunioni del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale. Ha anche commentato la bocciatura dell’accordo da parte del Parlamento svizzero questa settimana, che secondo lei non avrebbe avuto “alcuna conseguenza” sul completamento dell’acquisizione.
Anche il Presidente della Banca Nazionale Svizzera, Thomas Jordan, ha dichiarato venerdì che le sue controparti hanno accolto con favore la rapida azione del governo svizzero, che ha evitato che la nazione alpina diventasse “il primo domino a cadere in una crisi sistemica”. Per il capo della BNS, l’obiettivo è ora quello di completare con successo la fusione delle due banche: “Solo questo creerà la stabilità necessaria”, ha detto. A quel punto, le leggi sulle banche “too big to fail” (troppo grandi per fallire) potranno essere riviste e aggiornate sulla base dell’esperienza maturata in questa occasione.
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