Dal lago al laboratorio: i rifiuti studiati a Verbania
Da qualche settimana, nel porto del centro piemontese sul Lago Maggiore campeggia Seabin, un cestino che, galleggiando sulla superficie dell’acqua, filtra l’acqua e cattura i rifiuti, dai più grandi fino a microplastiche e microfibre. Siamo andati a vedere come funziona e quali rifiuti vengono pescati.
Filtra 25’000 litri di acqua all’ora e raccoglie quasi un chilo di rifiuti al giorno: è il Seabin, il cestino galleggiante che pulisce l’acqua di mari e laghi in modo automatico. Da fine settembre, sul Lago Maggiore ce ne sono due: a quello installato nell’agosto del 2020 a Solcio di Lesa, nel Novarese, se n’è infatti aggiunto uno nel porto di Verbania, in località Intra.
Il funzionamento è semplice: il cestino, alimentato da energia elettrica e collocato a ridosso della darsena, sale e scende sul pelo dell’acqua, generando un effetto risucchio che fa sì che l’acqua venga filtrata dalla rete (le cui maglie sono larghe 2 millimetri), mentre i rifiuti restano imprigionati nel cestino interno. La capacità del cestino è di 20 chilogrammi mentre l’acqua, una volta filtrata, viene naturalmente reimmessa nel lago. Quando il cestino è pieno, deve venire svuotato e pulito manualmente. Seabin può funzionare 24 ore su 24, tutti i giorni dell’anno, ma deve rimanere spento quando fa capolino la buzza, quando cioè nel lago si accumula il legname sradicato e trascinato dai fiumi nel loro percorso dalle valli verso il lago. In questi casi, infatti, il cestino andrebbe svuotato con una frequenza non sostenibile.
Un anno di lavoro sul Lago Maggiore (a Lesa): i dati
Per farsi un’idea del potenziale impatto del Seabin di Verbania può essere utile guardare i dati della raccolta del dispositivo analogo che si trova a Solcio di Lesa, sempre sul lago Maggiore, dal 6 agosto del 2020: in poco più di un anno di attività (i dati si riferiscono a settembre 2021) il cestino nel novarese ha raccolto oltre 340 chilogrammi di rifiuti galleggianti, l’equivalente di 23’000 bottiglie di plastica da mezzo litro. Non immaginatevi però una montagna di sole bottigliette: i rifiuti raccolti da Seabin sui laghi, in media, sono composti dal 70% di materiali dannosi per l’ambiente come plastica, microplastiche, materiali metallici (lattine, ad esempio), mozziconi di sigarette, materiali assorbenti igienici, mascherine e cotton fioc. Un altro 20%, invece, consiste di massa organica umida contaminata: sono foglie, rami, legno e alghe sui quali sono rimasti intrappolati frammenti di plastica e polistirolo. Il restante 10%, infine, è rappresentato da massa organica umida non contaminata, che può quindi essere compostata.
Considerando i soli oggetti plastici facilmente identificabili, dietro alle bottiglie (che rappresentano i rifiuti più numerosi) troviamo imballaggi alimentari, bicchieri, tappi, sacchetti, cannucce e cucchiaini.
Anche i rifiuti sono stagionali
Dai dati del Seabin di Solcio di Lesa, fa sapere LifeGate, si scopre che anche i rifiuti presenti nei laghi hanno una propria stagionalità: macroplastiche (come bicchieri e bottiglie) e mozziconi di sigaretta, quelli cioè più facilmente visibili a occhio nudo, vengono raccolti soprattutto nella stagione estiva, presumibilmente a causa della maggiore fruizione turistica del lago.
L’altro aspetto da considerare riguarda i rifiuti più piccoli come microplastiche e microfibre, e in questo caso il problema è costante tutto l’anno: sono originati dalle città, superano i sistemi di filtraggio dei depuratori e finiscono nei fiumi, arrivando poi nei laghi. «I tessuti sintetici, ad esempio, quando vengono lavati rilasciano una certa quantità di microfibre – spiega Silvia Galafassi, microbiologa e ricercatrice presso l’Irsa di Verbania, l’istituto del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR) che si occupa della gestione e protezione delle risorse idriche, uno dei partner coinvolti nel progetto Seabin a Verbania. Molti depuratori sono in grado di catturare altissime percentuali di questi frammenti, ma il volume delle acque trattate è così alto da far sì che i residui che sfuggono al filtraggio risultino comunque consistenti».
Ma quante sono le microplastiche nel lago Maggiore? «È difficile dire con precisione quale sia la concentrazione di questo tipo di materiali nel lago Maggiore perché, a oggi, i dati sono puntiformi, cioè derivano da campionamenti fatti in determinati periodi dell’anno» aggiunge la ricercatrice. Per avere stime più precise occorre svolgere numerosi e frequenti campionamenti: «Proprio nei giorni scorsi, la Commissione internazionale per la protezione delle acque italo-svizzereCollegamento esterno (Cipais) ha annunciato il finanziamento di un progetto pilota che servirà a monitorare la concentrazione di microplastiche nel Maggiore durante tutto l’anno, con campionamenti in superficie e in profondità. In questo modo, potremo approfondire anche i meccanismi di ingresso delle microplastiche nella catena alimentare della fauna lacustre».
Educazione ambientale
Quello di Verbania è il 37esimo Seabin installato in Italia. Il progetto, che prevede di rendere operativi 46 cestini mangia-rifiuti entro la fine dell’anno, rientra nella campagna intitolata “Un mare di idee per le nostre acque”, voluta da Coop in partnership con LifeGate e con il coinvolgimento di una lunga serie di altri attori, sia privati sia pubblici (tra cui l’Irsa).
«Il Seabin può aiutare a tenere pulito un porto, ma naturalmente non è sufficiente a risolvere il problema dell’inquinamento delle acque del lago» conclude Galafassi. «Il suo grande valore è quindi soprattutto il potenziale educativo: poter far vedere alle persone il materiale che galleggia sulle acque del lago è un buon modo per abituarli ad avere maggior rispetto dell’ambiente».
In conformità con gli standard di JTI
Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative
Partecipa alla discussione!