Denunciano errore medico, giornalisti a giudizio
Un chirurgo asportò per sbaglio due seni a una paziente e ora la clinica luganese in cui è avvenuto l’errore medico ha denunciato il direttore e tre giornalisti del settimanale che riportarono e approfondirono la notizia.
I dipendenti del domenicale il Caffè, che nella sua ultima edizione è uscito con una pagina bianca, sono stati rinviati a giudizio negli scorsi giorni dalla procura ticinese, che ha dato seguito alla querela avanzata dalla Clinica Sant’Anna di Sorengo, non solo per il reato di diffamazione nei confronti del dottor Piercarlo Rey ma anche per concorrenza sleale.
Una vicenda che sta suscitando un grosso dibattito in Ticino dove si moltiplicano gli appelli in difesa della libertà di stampa. I querelanti sostengono infatti che il giornale abbia orchestrato una campagna di stampa denigratoria “basata su informazioni raccolte da fonti discutibili e non sufficientemente verificate”. Ma intanto si stanno mobilitando organizzazioni e associazioni di categoria in favore dei giornalisti denunciati che dovranno rispondere in tribunale del contenuto dei loro articoli.
All’origine della controversia c’è il discusso intervento chirurgico di mastectomia dell’8 luglio 2014 in cui, come venne accertato successivamente, vi fu uno scambio di pazienti e a una 67enne, ricoverata per una semplice incisione al capezzolo per l’asportazione di un piccolo tumore, vennero invece tolti i due seni.
In un primo tempo il ginecologo riferì all’interessata di aver dovuto procedere in tal modo poiché il tumore si era rivelato più esteso del previsto ma la spiegazione non convinse la paziente che si è successivamente rivolta al medico cantonale, il quale ha segnalato il caso alla magistratura. L’inchiesta, che avrebbe appurato anche la manomissione di cartelle cliniche e referti medici, si è chiusa in agosto e per lo specialista si profila il rinvio a giudizio per lesioni colpose gravi, falsità in documenti e falso in certificato medico.
Nel frattempo però il ginecologo, che era stato sospeso dalle autorità cantonali (DSS), si è visto accolto in settembre il proprio ricorso al Tribunale federale, il quale lo ha autorizzato a riprendere la professione medica, pur con la limitazione espressa dell’astensione “a titolo prudenziale e provvisorio (…) dall’esercitare la chirurgia”, secondo quanto recita la sentenza.
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