Quando anche in Engadina vi era una scena aperta della droga

Negli anni Ottanta e Novanta, le drammatiche immagini della cosiddetta 'scena aperta' della droga a Zurigo hanno fatto il giro del mondo. Vi erano però anche altre scene più o meno aperte in luoghi oggi insospettabili, come nella paradisiaca Engadina.
La regione grigionese è famosa per i suoi alberghi di lusso, i suoi paesaggi da sogno e gli innumerevoli VIP che la visitano o che qui hanno una casa.
Pochi sanno però che anche qui, tra gli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso, la droga e l’eroina in particolare hanno lasciato ferite che ancora fanno fatica a rimarginarsi.
A Samedan, un paese di 3’000 abitanti a pochi chilometri da St. Moritz, nello spazio di pochi anni 20 giovani sono morti a causa del consumo di stupefacenti.
A raccontare questa storia è oggi il regista engadinese Ivo Zen, nel documentario intitolato Suot tschel blau (Sotto il cielo blu).
Ritornare su questo triste capitolo non è però stato facile. Molti infatti hanno preferito non raccontare la loro storia davanti alle telecamere.
Claudia Schuel – che perse il suo ragazzo – ha invece deciso di condividere i suoi ricordi. “Alcuni hanno preferito non affrontare la situazione, per me questa non è un’opzione, racconta alla Radiotelevisione Svizzera. Il dolore, il lutto, che si prova perdendo degli amici, a volte torna. E quando si trova un posto a questa sofferenza, si guarisce più in fretta”.
Il trailer di Suot tschel blau:

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