Drug checking: quando lo sballo è consapevole
A Zurigo da oltre 15 anni le sostanze illegali possono essere testate in maniera anonima e gratuita per ridurre i danni legati al consumo.
Il Drahtschmidlisteg di Zurigo è un ponte con i parapetti in ferro che collega il parco del Platzspitz con la riva opposta della Limmat. È percorso da pedoni e da numerosi ciclisti; sul lato est del fiume, nelle giornate di sole gli avventori affollano la terrazza di un bistrot e non manca chi – anche d’inverno – si concede un bagno rigenerante. A pochi metri, al numero 17 della Waserwekstrasse, c’è però un’altra struttura che genera un continuo viavai: è il Drug Information Center. Per tutti, semplicemente, il DIZ (da Drogeninformationszentrum).
Qui si pratica da anni il drug checking: si possono portare campioni di sostanze stupefacenti per farli analizzare, conoscerne la reale composizione, ottenere una consulenza da parte di operatori specializzati, così da decidere consapevolmente se consumare droga e quali accorgimenti prendere. L’anonimato e la gratuità sono alla base di questo servizio che concretizza uno dei pilastri su cui si basa la politica federale in materia di stupefacenti: quello della cosiddetta “riduzione del danno”.
All’inizio erano tutti diffidenti, ma ora siamo molto popolari.
Matthias Humm
Il DIZ è un’istituzione in città ed è promosso e finanziato dal Dipartimento della socialità. “La sede fissa esiste da oltre 15 anni ma sono oltre 20 anni che proponiamo i nostri servizi ai margini di feste e grandi eventi”, spiega alla RSI Matthias Humm, consulente e fra i responsabili del centro. “Ora siamo piuttosto popolari, la gente ci conosce e si fida di noi ma non è sempre stato così: nei primi anni c’era un po’ di diffidenza, c’era chi non si capacitava del fatto che le istituzioni dessero la possibilità di far analizzare le sostanze in circolazione”.
Matthias Humm ha circa 40 anni. Veste in modo informale e lavora al fianco di collaboratori il cui compito è informare, consigliare ma mai giudicare chi si presenta in ufficio per chiedere un’analisi o una consulenza. L’analisi delle droghe, ci spiega, “mira a ridurre i danni che possono essere causati dal consumo di sostanze illegali”. Al DIZ si reca “chi ha già assunto sostanze che hanno provocato effetti indesiderati e non vuole correre gli stessi rischi, o semplicemente chi vuol fare uso di sostanze a scopo ricreativo ma prima vuole sapere cosa contengono”.
Gli utenti provengono da tutte le fasce della società: “Riceviamo studenti e lavoratori; i più giovani hanno sui 16 anni ma abbiamo fornito assistenza anche a persone di oltre 70 anni. Tuttavia, molto spesso i nostri utenti hanno sui 30 anni, frequentano la vita notturna ma non solo”. Sono comunque molti di più gli uomini che si appellano al DIZ, rileva Humm: il 70% contro un 30% di donne.
Oltre al DIZ, esistono strutture simili anche a Basilea, Berna e Ginevra. Questi centri operano su scala locale ma hanno anche una funzione nazionale: alimentano la banca dati delle allerte.
Pasticche colorate e potentissime
Rolls Royce, Tesla, Punisher, o ancora Casa de papel, Spongebob, Nasa o Donkey Kong: sono alcuni dei nomi stravaganti che richiamano brand famosi o serie televisive e che sono stati attribuiti dagli stessi trafficanti ad alcune potenti droghe sintetiche in circolazione. Droghe diffuse anche in Svizzera, come testimoniano le notizie di cronaca, i processi e come corroborato da un’inchiesta inchiesta giornalistica di Falò.
La loro presenza è stata confermata anche grazie alle analisi di drug checking, i cui dati vengono pubblicati online su vari siti. Il DIZ di Zurigo è responsabile di saferparty.chCollegamento esterno, sulle cui pagine fanno mostra di sé centinaia di pastiglie colorate, ma anche potentissime.
Si tratta per lo più di compresse di MDMA – la molecola dell’ecstasy – o di cristalli di cosiddetti 3-MMC o 3-CMC: droghe di nuova generazione dagli effetti simili alle anfetamine e che rappresentano un pericolo per i consumatori, in quanto contengono un altissimo tasso di sostanza psicoattiva e soprattutto perché si conosce molto poco degli effetti, a breve e lungo termine, delle molecole che le compongono. Le informazioni presenti sul sito, così come quelle date in prima persona dal DIZ permettono quindi di evitare gli effetti del sovradosaggio.
Matthias Humm ci mostra la fotografia di una pasticca: si chiama Bitcoin poiché su di essa è stato inciso il logo della celebre criptovaluta. È finita nelle “allerte rosse” di saferparty, il grado di pericolo più alto poiché contiene quasi 230 mg di sostanza psicoattiva: “È tantissimo; noi emaniamo un’allerta quando una pasticca contiene oltre 120 mg di MDMA. Con pastiglie come la Bitcoin basterebbe assumerne un quarto per avere già degli effetti pronunciati”.
Cosa succederebbe se la si ingerisse intera è presto detto: “La temperatura del corpo si innalzerebbe troppo. Si potrebbero avere allucinazioni e nei giorni seguenti si verificherebbero episodi di depressioni, insonnia e inappetenza”. Inoltre, il consumo prolungato di alte dosi di MDMA è neurotossico e aumenta le probabilità di danni permanenti al cervello.
Il mercato della droga è in continua evoluzione
Matthias Humm è un veterano del DIZ e insieme ai suoi colleghi ha visto i cambiamenti che nel corso degli anni hanno caratterizzato il mercato della droga. Un mercato che si sviluppa sottotraccia per il quale le statistiche spesso non rappresentano la reale entità del fenomeno.
Oltre alle droghe sintetiche, “analizziamo soprattutto campioni di cocaina – ci spiega – oltre mille all’anno: questa droga contiene sempre additivi che di per sé non sono molto pericolosi ma possono diventarlo con un consumo eccessivo e prolungato”.
Per quanto riguarda l’ecstasy, oltre ai problemi del sovradosaggio “negli ultimi mesi circolano pasticche che contengono anche altre sostanze che possono produrre effetti diversi e inaspettati”.
La cannabis è un’altra sostanza psicoattiva entrata di recente nel radar del DIZ: “Da quando analizziamo questa sostanza molti giovani e giovanissimi si recano da noi; gli scorsi anni abbiamo constatato la presenza di sostanze sintetiche e potenzialmente pericolose anche nella marijuana: ora per fortuna la situazione sembra migliorata”.
Sono anche i farmaci, infine, a tenere occupati gli operatori qui nella Waserwekstrasse. Lo Xanax (farmaco della famiglie delle benzodiazepine usato per curare i disturbi d’ansia associati alla depressione, ndr) viene sempre più spesso usato a scopo ricreativo, soprattutto fra i giovani, ma le scatole comprate online, sul darknet per esempio, sono contraffatte: contengono sostanze alternative a quelle della versione ufficiale, i cui effetti sono poco conosciuti.
Il Ticino e quell’occasione mancata
Droghe sintetiche di ogni tipo e farmaci di dubbia provenienza sono diffusi in tutti i Cantoni, Ticino compreso come dimostrano le operazioni di polizia (recentemente tre giovani sono finiti in manette per un traffico di due chili di anfetamine: si tratta di migliaia di dosi, ndr.) e come ribadito da Falò, che ha raccolto le testimonianze di molteplici consumatori.
A sud delle Alpi, la politica di riduzione del danno è veicolata da danno.chCollegamento esterno: portale che mette a disposizione informazioni sulle sostanze in circolazione. Una vera e propria offerta di drug checking, tuttavia, non esiste, o meglio: si è scelto scientemente di non organizzarla.
Nel 2017, il Gran Consiglio ticinese bocciò sonoramente – 48 voti contro 18 e 8 astenuti – una mozione che chiedeva di allestire un servizio per l’analisi delle sostanze illegali. La maggior parte dei deputati non ritenne allora che nel cantone esistesse “la massa critica necessaria”. Erano pure stati sollevati dubbi sulla fondatezza scientifica e sull’utilità stessa del drug checking.
Incertezze nel frattempo spazzate via da un recente studio commissionato dall’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP), che ha stabilito dati alla mano come offerte del genere contribuiscano “a proteggere i consumatori”. La ricerca ha pure rilevato che grazie al drug checking si sensibilizzano i fruitori “verso un consumo meno rischioso”; queste offerte, sottolinea lo studio, riescono inoltre “a evitare decessi”, “permettono di informare i consumatori saltuari, più difficilmente raggiungibili”, consentono di individuare tempestivamente i consumatori a rischio da indirizzare poi “ad appropriate offerte di aiuto” e garantiscono il monitoraggio del mercato della droga fornendo informazioni “su eventuali sviluppi problematici”.
“Non promuoviamo il consumo, noi salviamo vite umane”
In Ticino, alcuni deputati sostennero che con il drug checking si spingessero addirittura i giovani a consumare droga. Una critica che è già stata rivolta anche al DIZ di Zurigo, ma che Matthias Humm respinge fermamente: “Ci sono tantissime realtà in cui non esiste il drug checking ma questo non significa che le persone lì si droghino di meno. Chi ha deciso di consumare sostanze illegali lo farà comunque, con o senza analisi, ma grazie al nostro lavoro sa a cosa andrà incontro. In molti casi consumerà quantità inferiori oppure, dopo essere stato informato del reale contenuto, rinuncerà del tutto e avviserà la sua cerchia del pericolo. Questo è quello che intendiamo con consumo sicuro e consapevole, che negli anni ha salvato molte vite”.
Trent’anni di drug checking
Il drug checking è praticato in Svizzera da poco meno di 30 anni. Dopo gli strascichi della scena aperta della droga, che proprio nel parco zurighese del Platspitz ebbe la sua massima espansione, la Svizzera avviò politiche estremamente innovative nel campo degli stupefacenti e oltre alla somministrazione controllata di eroina, per esempio, si iniziarono a proporre servizi come quello del DIZ. Centri come quello della Waserwekstrasse operano nell’ambito della politica detta “dei quattro pilastri”, approvata dal popolo nel 2008, che comprende: la prevenzione, il trattamento, la regolazione e, appunto, la riduzione del danno. Ogni anno, in Svizzera sono analizzati circa 4’000 campioni di sostanze, soprattutto cocaina, MDMA/ecstasy e anfetamine e in più della metà dei casi queste analisi rilevano un pericolo elevato per i consumatori.
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