Il martello della repressione si abbatte sull’opposizione bielorussa
Oltre 3'000 arresti, un centinaio di feriti e almeno un morto: è il primo bilancio delle manifestazioni inscenate a Minsk e in altre città della Bielorussia dopo che Alexander Lukashenko ha proclamato la sua vittoria alle presidenziali con oltre l'80% dei voti. Le reazioni in Europa non si sono fatte attendere.
In carica dal lontano 1994, Alexander Lukashenko non sembra disposto a scendere a compromessi e lunedì ha sottolineato che non permetterà che il suo paese “venga fatto a pezzi” da “pecore” teleguidate “dall’estero”.
Puntando il dito contro diversi paesi occidentali, in particolare Polonia e Cechia, Lukashenko ha promesso che le autorità si “occuperanno di tutti coloro che provocano, che spingono [i giovani bielorussi] a manifestare in modo violento; rimetteremo loro il cervello a posto”.
Dichiarazioni che non augurano di certo un ritorno alla normalità in un paese spesso definito come l’ultima dittatura in Europa.
La cronaca della giornata nel servizio del TG:
L’opposizione non ha riconosciuto il risultato delle elezioni di domenica. I dati “riportati dalla Commissione centrale elettorale contraddicono la realtà e sono completamente in contrasto con il buonsenso”, ha affermato Anna Krasulina, portavoce della candidata Svetlana Tikhanovskaya.
Quest’ultima, dal canto suo, ha annunciato che non parteciperà alle manifestazioni in programma lunedì sera, poiché il Governo potrebbe organizzare qualsiasi tipo di provocazione per arrestarla.
“Il potere deve ora riflettere su come cederci il potere. Mi considero la vincitrice di queste elezioni”, aveva dichiarato in precedenza Svetlana Tikhanovskaya, 37 anni e neofita in politica.
Le preoccupazioni europee
La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha condannato la repressione e ha chiesto un riconteggio “esatto” dei suffragi, mentre la Polonia ha domandato che l’UE si riunisca per un vertice speciale sulla situazione in Bielorussia e la Germania ha evocato la reintroduzione di sanzioni. A esprimere “serie preoccupazioni” è stata anche la Nato, per bocca del suo segretario generale Jens Stoltenberg.
Lukashenko può invece contare sul sostegno di Russia e Cina: sia Vladimir Putin che Xi Jinping si sono infatti congratulati con lui per la rielezione.
L’analisi da Mosca di Giuseppe D’Amato:
tvsvizzera.it/mar/afp con RSI (TG del 10.8.2020)
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