Energia da fonti rinnovabili? Sì, ma…
Il Consiglio degli Stati elvetico ha deciso giovedì che la produzione energetica da fonti rinnovabili va potenziata per ridurre la dipendenza dall’estero e rispettare gli obiettivi climatici, ma non a scapito della protezione della natura e del paesaggio.
La decisione della Camera alta è giunta nel corso di un lungo dibattito che si concluderà la prossima settimana: i membri hanno giudicato anticostituzionale e politicamente esplosivo, il progetto della sua commissione volto a subordinare le disposizioni sulla protezione delle acque e del paesaggio alla realizzazione in queste aree di dighe o altri impianti per la produzione di energia pulita. Le grandi installazioni rivestiranno tuttavia un interesse nazionale e potranno essere realizzate mediante procedure accelerate.
Su questo aspetto centrale della Legge federale sull’approvvigionamento elettrico sicuro con le energie rinnovabili, sottoposta oggi all’attenzione dei “senatori”, l’ha spuntata la consigliera federale Simonetta Sommaruga, secondo cui la commissione è andata troppo lontano nella sua volontà di agevolare la costruzione di impianti per la produzione di corrente pulita.
Un aggiunta che non avrebbe alcuna possibilità di riuscita davanti al popolo, ha sottolineato la ministra dell’energia, sostenuta dal campo rosso-verde al quale si sono aggiunti diversi senatori del Partito liberale radicale e del Centro, preoccupati per una legge che farebbe a pezzi disposizioni legali ancorate nella Costituzione federale frutto di faticosi compromessi, come nel caso dei deflussi minimi, importanti per la fauna acquatica e per la lobby dei pescatori che su questo aspetto in passato aveva lanciato un’iniziativa popolare (iniziativa “Acqua Viva” poi ritirata a favore di un controprogetto indiretto).
Un elemento, quest’ultimo, evocato anche dalla verde Lisa Mazzone, che ha deplorato l’obiettivo di realizzare dighe, dallo scarso rendimento, in zone protette quando invece varrebbe la pena puntare maggiormente sul solare, sfruttando le superfici degli edifici.
Secondo il liberal-radicale Ruedi Noser, tuttavia, per raggiungere gli obiettivi posti dalla commissione circa la produzione di energia verde – quasi il doppio di quelli fissati dal Consiglio federale – l’incremento di corrente prodotta dalle centrali idroelettriche è indispensabile. Il solare da solo non basterà poiché troppo condizionato dalle stagioni: in inverno la produzione cala infatti fortemente.
FIssati nuovi valori
Prima di questo voto, il plenum ha fissato i nuovi valori riguardanti la produzione di corrente da energie rinnovabili: benché alcune minoranze volessero rivederli al ribasso – o non fissarli del tutto come l’Unione democratica di centro (UDC; destra populista) – la maggioranza ha optato per i valori presentati dalla commissione preparatoria, da molto giudicati assai ambiziosi. In futuro, quindi, la produzione annuale di elettricità da fonti pulite (esclusa l’energia idroelettrica) dovrebbe quindi raggiungere i 35’000 GWh nel 2035 e almeno 45’000 GWh nel 2050, invece di 17’000 GWh e 39’000 GWh come previsto nel progetto governativo.
Il presupposto è che gli impianti di produzione siano in gran parte neutrali dal punto di vista climatico, abbiano un alto livello di disponibilità e contribuiscano in modo significativo alla produzione di energia elettrica durante il semestre invernale. La Confederazione dovrebbe sostenere tali progetti.
Il plenum ha anche ritoccato verso l’alto gli obiettivi di riduzione dei consumi individuali di energia. Il consumo medio annuo pro capite di energia dovrà ridursi, rispetto al 2000, del 43% entro il 2035 e del 53% entro il 2050.
Sostegno finanziario
Allontanandosi dal disegno del Consiglio federale, i “senatori” hanno poi deciso di diversificare i meccanismi di sostegno finanziario: hanno approvato i contributi agli investimenti per gli impianti idroelettrici, eolici, fotovoltaici, di biogas e geotermici, adottati nell’ottobre 2021 come parte di una soluzione transitoria. È stato approvato anche un contributo per le centrali di cogenerazione (che sviluppano elettricità e calore assieme) poiché anche questi possono contribuire alla sicurezza dell’approvvigionamento, soprattutto in inverno. Diversamente da quanto proposto dall’UDC, invece, le centrali nucleari non beneficeranno di questo contributo, anche se saranno ammodernate.
Lo scontro di opinioni tra chi era implicato nella discussione è stato molto acceso: se da una parte c’è chi ha parlato di “immobilismo cronico” in un momento in cui è urgente agire, dall’altra c’è chi ha considerato che il diritto ambientale era in procinto di essere completamente distrutto.
E il malcontento dilaga, anche dopo il voto: “Rischiamo una carenza energetica, il Consiglio federale ci invita a risparmiare e non sappiamo se ci sarà abbastanza elettricità in inverno. Malgrado tutto ciò, non facciamo passi avanti” ha dichiarato Martin Schmid (PLR).
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